Ripartire da una nuova grammatica istituzionale territoriale, fondata sulla generatività, la coerenza funzionale e la partecipazione attiva.

Al Festival Nazionale dell’Economia Civile è stata presentata nella mattinata del 4 ottobre la nuova edizione del Rapporto BenVivere 2025 (edita da Ecra), coordinata da NeXt Nuova Economia per Tutti APS ETS, con il supporto del Festival Nazionale dell’Economia Civile, di Federcasse, la media partner di Avvenire e il finanziamento di FondoSviluppo.

Non solo una ricerca ma un insieme di proposte, a partire da quella di un’agenda condivisa per la riforma dell’Italia delle autonomie locali che deve partire proprio dalle Aree Vaste, sia metropolitane che diffuse come infrastruttura di transizione, dai dati del BenVivere come bussola strategica, e dalla costruzione di nuovi distretti di economia sociale e civile come orizzonte politico.

Nel Rapporto viene individuata, infatti, nelle Aree Vaste una nuova interfaccia per lo sviluppo del Paese, capace di superare l’attuale frammentazione istituzionale e la limitata capacità delle province di fungere da leve strategiche. Il modello prevede la sostituzione delle 107 province con 53 Aree Vaste, articolate in 24 Città Metropolitane (14 già esistenti e 10 di nuova istituzione), 26 Aree Vaste Diffuse e 3 Province Autonome.

Superare la narrativa a “somma zero”

In particolare, le Aree vaste rappresentano un livello di pianificazione e gestione territoriale intermedio tra i comuni e la regione. L’obiettivo è quello di superare la narrativa a somma zero, dove c’è sempre qualcuno che vince e qualcuno che perde, a una narrativa a somma positiva, dove tutti i territori possono ambire ad entrare nella classe di Rating più elevata (la famosa tripla A).

Queste nuove unità territoriali, concepite come ecosistemi generativi, si collocano a un livello intermedio tra Regioni e Comuni, coerente con il ruolo delle Camere di Commercio, e diventano strumenti di promozione di politiche integrate di sviluppo umano, transizione ecologica, coesione sociale e partecipazione civica. La proposta si fonda su un sistema di indicatori di BenVivere e Generatività, che combinano dimensioni quantitative (energia rinnovabile, natalità, mobilità, accesso ai servizi) e qualitative (capacità cooperativa, cultura, biodiversità d’impresa), restituendo così una fotografia più aderente alle vocazioni territoriali. Questo approccio si inserisce in una logica di governance multilivello generativa, che integra strategie locali, quadro istituzionale nazionale e protagonismo civico.

Il disegno delle Aree Vaste si collega inoltre alla tradizione dei distretti produttivi italiani, superando rigidità amministrative e valorizzando logiche morfologiche, economiche e relazionali già radicate. In questa prospettiva, le Aree Vaste possono diventare veri e propri laboratori pilota, capaci di armonizzare la geografia funzionale dei territori (mobilità, lavoro, filiere produttive) con quella politico-amministrativa, aprendo la strada a futuri Distretti Diffusi di Economia Sociale e Civile.

Le classi di Rating del ben-vivere 2025

Quasi il 70% delle Aree vaste si attesta su un Rating pari a BBB o a BB (a prescindere dalle classi specifiche date dai + e dai -), cioè all’interno delle due macro-classi intermedie.

Dieci sono le Aree vaste che arrivano a un Rating pari ad A o ad A-, mentre nessuna si colloca al di sotto della classe B. Vale a dire che nessuna Area vasta occupa le ultime 7 micro-classi di Rating, così come risultano vuote le prime 5. La situazione intermedia del composito generale di ben-vivere cambia in misura significativa nell’analisi delle singole dimensioni. In particolare, le dimensioni nelle quali le performance di ben-vivere sono migliori in termini di classi di Rating sono quelle della Sicurezza e della Demografia e Salute. In una posizione intermedia si collocano Capitale Umano e Occupazione ed Economia, Finanza e Prossimità. Stentano, seppure con geografie differenti, le dimensioni dell’Ambiente, della Comunità, Cultura e Sport, delle Reti di Connessione e della Biodiversità d’Impresa.

Le classi di Rating della generatività 2025

Nel Rapporto 2025, si consolida il passaggio dalla valutazione della “generatività dei territori” a quella delle “persone”. Il nuovo indicatore di generatività in atto è costruito su un’indagine diretta condotta su un campione rappresentativo delle 53 Aree vaste, composto da oltre 5.300 cittadini. L’indicatore di generatività misura la capacità delle persone di contribuire al bene comune tramite scelte familiari, professionali, economiche, sociali e ambientali.

La distribuzione delle classi di Rating della generatività è articolata su più livelli, ma anche in questo caso emerge una forte concentrazione nelle classi intermedie: il 64% delle Aree vaste si colloca nella classe BBB-. In particolare, alle prime due micro-classi di Rating (BBB+ e BBB) appartengono le Aree vaste di Bolzano, Trento, dell’Emilia Romagna Occidentale, della Toscana Tirrenica, dell’Umbria, di Cagliari, Firenze, Milano, Roma, Torino e Venezia. Nelle ultime due micro-classi di Rating (BB+ e BB) troviamo invece le Aree vaste della Campania Interna, del Friuli, della Sardegna Meridionale, di Caserta, Napoli, Palermo, Salerno e del Molise. Come è possibile notare, nel primo caso la prevalenza è di aree del Centro-Nord, ma è presente anche un’area del Sud.

Viceversa, nel secondo caso la prevalenza è di aree del Sud, ma è presente anche un’area del Nord. Quindi, quello che emerge, è un’eterogeneità molto ridotta, dalla quale non si riscontrano differenze statisticamente significative fra Nord, Centro e Sud, né fra Aree vaste diffuse e Aree vaste metropolitane.

I risultati dell’analisi della relazione fra ben-vivere e generatività, condotta tramite strumenti di statistica inferenziale, restituiscono la seguente evidenza: nelle Aree vaste dove le persone hanno un livello di generatività superiore alla media nazionale i livelli di ben-vivere sono in misura statisticamente significativa più elevati rispetto alle aree in cui le persone hanno un livello di generatività basso (inferiore alla media nazionale). Dunque, investire in processi che consentono di aumentare la generatività delle persone significa lavorare sulla capacità delle stesse di contribuire al ben-vivere del territorio che abitano. La generatività abilita il ben-vivere.

Le 7 leve dell’Economia Civile per aumentare felicità, partecipazione ed uguaglianza

Lo studio presentato nel terzo capitolo del Rapporto individua le 7 leve dell’Economia Civile per aumentare le felicità (soddisfazione di vita, senso di vita, felicità attiva) e la partecipazione politica, ma anche per ridurre le diseguaglianze territoriali (di macroarea geografica e di aree centrali vs aree interne), di genere ed intergenerazionali.

Le 7 leve dell’Economia Civile individuate sono: la generatività in atto, le intelligenze multiple (relazionale, emotiva, esistenziale, contempl-attiva sociale e contempl-attiva individuale) e l’approccio alla visione di società giusta legata al personalismo comunitario.

Ma quali delle sette leve risultano più efficaci sulle due felicità? “La felicità attiva e quella privata – sottolinea il direttore generale di Federcasse, Sergio Gatti – crescono grazie al timbro del personalismo comunitario, alla generatività e a tre intelligenze (quella contempl-attiva sociale ovvero l’abitudine all’analisi e alla rilettura del contesto; quella emotiva e quella relazionale). L’intelligenza esistenziale (in altri termini, l’intensità elevata di pensiero/riflessione/meditazione) e l’intelligenza contempl-attiva individuale (l’intensità elevata di riflessione sulle conseguenze delle proprie scelte sul Bene comune) sembrerebbero invece impattare sulla felicità attiva ma non su quella privata”.

Spiega Gatti: “Vale a dire – si legge nel Rapporto – che la dimensione della comunità necessita di una capacità di contemplazione che precede l’azione, di un momento di assunzione di consapevolezza. La dimensione della comunità presuppone lo sguardo introspettivo proiettato verso l’esterno. Cosa che non è necessaria nella dimensione personale/privata, che ad oggi risulta essere quella prevalente. Il Rapporto 2025 si distingue dai sei precedenti (tutti editi da Ecra) perché intende offrire elementi nuovi per definire un “programma per una nuova stagione della democrazia. Condizione essenziale della felicità pubblica o attiva è infatti la democrazia matura”.

LE PROPOSTE

I risultati del Rapporto conducono ad alcune conclusioni che possiamo definire di apertura, cioè conclusioni che devono essere interpretate non come porte che chiudono un percorso di ricerca e analisi, ma come ponti che facilitano il passaggio su altre piste di lavoro. Provando anche a tracciare le nuove piste/proposte “politiche” di lavoro:

Prima politica. La costituzione di Osservatori Territoriali Generativi (permanenti) a livello di Area Vasta, in coordinamento con le già citate Cabine di Regia Nazionale e Locale, per monitorare l’andamento del BenVivere e della Generatività e l’efficacia sullo stesso delle politiche pubbliche e delle iniziative private.

Seconda politica. L’integrazione sistematica e strutturata degli indicatori di BenVivere e Generatività nelle politiche regionali e nazionali, in particolare in ambiti come la sanità, la coesione sociale, la transizione ecologica e l’innovazione civica e digitale.

Terza politica. La mappatura delle interdipendenze funzionali tra territori limitrofi per identificare futuri Distretti di Economia Sociale e Civile (DESC), facendo delle Aree Vaste i naturali incubatori dei DESC.

Quarta politica. Il federalismo generativo multilivello, basato sulla compresenza di Aree Vaste Metropolitane (le Città Metropolitane, vecchie e di nuova costituzione), da intendersi come poli di concentrazione urbana e relazionale e di Aree Vaste Diffuse, come ecosistemi territoriali a vocazione cooperativa e integrata. Entrambe dovrebbero ricevere competenze analoghe (equiparazione funzionale), superare il ruolo meramente tecnico delle province e operare come soggetti politici di sviluppo territoriale integrale.

Tali proposte perseguono un triplice obiettivo:

Favorire la co-programmazione e co-progettazione tra istituzioni, imprese, Terzo Settore e cittadinanza, in chiave generativa.
Rafforzare i distretti socio-economici legati a filiere sostenibili e valorizzare le vocazioni territoriali.
Utilizzare i risultati della Generatività delle persone per sartorializzare territorialmente, in una logica di maggiore impatto, le politiche pubbliche e ridurre le disuguaglianze.

Infine, le proposte possono essere integrate in un’unica Riforma Istituzionale Generativa, basata su un processo ispirato ai seguenti principi:

Funzionalità e sussidiarietà circolare: assegnazione delle competenze sulla base dell’efficacia di prossimità e della capacità generativa dei territori.
Co-programmazione, co-progettazione e co-valutazione continua tramite indicatori integrati di BenVivere e Generatività.
Articolazione policentrica del potere e delle competenze, per superare le disuguaglianze territoriali e valorizzare le centralità diffuse.

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