“Una visione del bene comune”. Così il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha definito il concetto di democrazia, nel suo intervento di apertura alla 50° edizione delle Settimane Sociali di Trieste che si sono svolte dal 3 al 7 luglio.

Un luogo, hanno spiegato gli organizzatori, “per condividere il presente e immaginare insieme il futuro, ricercando sempre nuove vie per costruire il bene comune. Per andare «al cuore della democrazia» attiveremo percorsi vivi e inclusivi al fine di connettere storie e comunità”.

Perché, come ha poi ribadito Papa Francesco in chiusura dell’evento, “la democrazia non è una scatola vuota, ma è legata ai valori della persona, della fraternità e dell’ecologia integrale”.

COSTRUTTORI DEL BENE COMUNE. IL DOCUMENTO DI FEDERCASSE E CONFCOOPERATIVE E IL PODCAST LA “TERRA DEL NOI”

Il concetto di “democrazia” indica anche la capacità di saper costruire scelte che generano una società giusta e fondata su princìpi sani. E il mondo della cooperazione questo lo sa bene, impegnato in prima linea in un percorso geneticamente democratico nel metodo e nel fine. Ecco perché Federcasse e Confcooperative, proprio in occasione della 50° edizione delle Settimane Sociali, hanno voluto condividere il documento dal titolo “La democrazia e la “poesia sociale” della cooperazione”. Perché i cooperatori “sono per definizione “costruttori di bene comune”, e hanno a cuore la salvaguardia non solo del singolo, ma anche dei gruppi sociali che si aggregano proprio perché hanno un orizzonte di valori comune“.

Forme democratiche del fare impresa e finanza contribuiscono alla democrazia italiana, riducendo le disuguaglianze di reddito e stimolando il partecipare. L’esercizio democratico, infatti, è quotidiano, significa saper camminare insieme anche in campo economico, guardando al benessere della comunità.

Non è un caso, dunque, che se sia stata scelta proprio questa edizione delle Settimane Sociali per lanciare il nuovo progetto del quotidiano Avvenire, “La Terra del noi”, realizzato in collaborazione e con il contributo di Federcasse: un podcast di 8 puntate per valorizzare e soprattutto comprendere l’attualità dell’Economia Civile.

Il Direttore generale di Federcasse, Sergio Gatti (Fonte: Settimane sociali dei Cattolici in Italia)

“Essere cittadini e partecipare alla vita democratica – ha detto il Direttore Generale di Federcasse, Sergio Gatti, aprendo lavori dell’Assemblea plenaria della 50esima settimana sociale il 5 luglio – ci chiede di aprirci all’altro di fidarci dell’altro per imparare non solo stare insieme ma a collaborare per costruire il bene comune e proteggere i beni comuni. La dimensione sociale della vita democratica richiede condotte leali e solidali, abilità e competenze sociali. Eppure, anche la conoscenza di quanto esse siano necessarie è fondamentale per lo sviluppo di questa dimensione indispensabile della vita democratica”.

La percezione di un modo di stare insieme e di un bene comune

Al cuore della democrazia ci dunque sono le persone. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella lo ha ben evidenziato nel suo discorso di apertura all’evento di Trieste. Non solo. Ci sono soprattutto “le relazioni e le comunità a cui esse danno vita, le espressioni civili, sociali, economiche che sono frutto della loro libertà, delle loro aspirazioni, della loro umanità: questo è il cardine della nostra Costituzione. Questa chiave di volta della democrazia opera e sostiene la crescita di un Paese, compreso il funzionamento delle sue istituzioni, se al di là delle idee e degli interessi molteplici c’è la percezione di un modo di stare insieme e di un bene comune. Se non si cede all’ossessiva proclamazione di quel che contrappone, della rivalsa, della delegittimazione. Se l’universalità dei diritti non viene menomata da condizioni di squilibrio sociale, se la solidarietà resta il tessuto connettivo di una economia sostenibile, se la partecipazione è viva, diffusa, consapevole del proprio valore e della propria essenzialità”.

Trieste – Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla cerimonia di apertura della Settimana Sociale dei Cattolici in Italia (Foto di Paolo Giandotti – Ufficio Stampa per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica).

Perché, come ha ricordato, “la democrazia non è mai conquistata per sempre. “L’esercizio della democrazia non si riduce a un semplice aspetto procedurale e non si consuma neppure soltanto con la irrinunziabile espressione del proprio suffragio nelle urne nelle occasioni elettorali. Presuppone lo sforzo di elaborare una visione del bene comune in cui sapientemente si intreccino – perché tra loro inscindibili – libertà individuali e aperture sociali, bene della libertà e bene dell’umanità condivisa. Né si tratta di questione limitata ad ambiti statali”.

Il Presidente Mattarella ha sottolineato poi che “la Costituzione seppe dare un senso e uno spessore nuovo all’unità del Paese e, per i cattolici, l’adesione ad essa ha coinciso con un impegno a rafforzare, e mai indebolire, l’unità e la coesione degli italiani”.

L’indifferenza è un cancro della democrazia

Tutti devono sentirsi parte di un progetto di comunità, nessuno deve sentirsi inutile. A chiusura della 50° edizione delle Settimane Sociali, è stato Papa Francesco a lanciare l’appello a passare “dal parteggiare al partecipare, dal fare il tifo al dialogare”.

Perché la democrazia in verità, ha spiegato, “non gode di buona salute. Questo ci interessa e ci preoccupa, perché è in gioco il bene dell’uomo, e niente di ciò che è umano può esserci estraneo“.

Possiamo immaginare la crisi della democrazia come un cuore ferito. “Ciò che limita la partecipazione è sotto i nostri occhi. Se la corruzione e l’illegalità mostrano un cuore ‘infartuato’, devono preoccupare anche le diverse forme di esclusione sociale. Ogni volta che qualcuno è emarginato, tutto il corpo sociale soffre. La cultura dello scarto disegna una città dove non c’è posto per i poveri, i nascituri, le persone fragili, i malati, i bambini, le donne, i giovani. Il potere diventa autoreferenziale, incapace di ascolto e di servizio alle persone”.

Bisogna dunque appassionarsi al “bene comune”, affinché attraverso la partecipazione “la democrazia assomigli a un cuore risanato”. “La pace e i progetti di buona politica – ha detto – possono rinascere dal basso. Perché non rilanciare, sostenere e moltiplicare gli sforzi per una formazione sociale e politica che parta dai giovani? Perché non condividere la ricchezza dell’insegnamento sociale della Chiesa? Possiamo prevedere luoghi di confronto e di dialogo e favorire sinergie per il bene comune”.

Ascolta l’intervista del Direttore Sergio Gatti

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