Esiste una relazione positiva tra imprenditorialità femminile e benessere economico, crescita del PIL e sostenibilità economica ed ambientale.

È questo il fil rouge della relazione della professoressa di Economia degli Intermediari Finanziari presso l’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”, Antonia Patrizia Iannuzzi, tenuta il 12 febbraio presso la sede di BCC Bari e Taranto nell’ambito dell’incontro del percorso: “Sviluppo alla pari. Strumenti di crescita, emancipazione economica e imprenditoria femminile nel Sud Italia”, dal titolo: “Pianificazione finanziaria. Strumenti di base e strategie per imprenditrici”. L’evento è stato organizzato dalla Federazione delle Banche di Credito Cooperativo di Puglia e Basilicata insieme a iDEE, l’Associazione delle Donne del Credito Cooperativo, in collaborazione con la BCC Bari e Taranto.

Si è trattato del secondo appuntamento del percorso avviato da iDEE il 26 novembre presso il Centro Cooperativo della CRA di Castellana Grotte (BA), e che si concluderà il 3 aprile con il terzo incontro presso la BCC Basilicata (PZ).

Un’occasione importante che “nasce dal desiderio – ha affermato in apertura la presidente di iDEE Teresa Fiordelisi – di contribuire alla partecipazione attiva delle donne, nel mercato del lavoro e nell’economia” e che trova, come ha sottolineato il presidente della Federazione Puglia e Basilicata delle BCC, Augusto dell’Erba, “nelle BCC un partner naturale delle imprese nell’intercettare i fondi e i mezzi di finanziamento per la loro attività e sviluppo”.

IL CREDIT GENDER GAP. L’IMPORTANZA DELLA CULTURA E DELLE POLITICHE PUBBLICHE

Perché il divario di genere nell’accesso al credito esiste. Nel corso della sua relazione la professoressa Iannuzzi ha evidenziato come la presenza delle donne nell’imprenditorialità rimane ancora inferiore a quella degli uomini e come questo divario aumenta in ogni fase delle attività economiche, dall’avvio dell’attività fino all’impresa consolidata. In particolare, la docente ha spiegato che “le imprese femminili si caratterizzano per una diversa struttura finanziaria rispetto a quelle maschile, soprattutto nelle economie emergenti. La letteratura, infatti, rileva come le imprese di proprietà femminile tendono ad essere meno indebitate di quelle di proprietà maschile, ciò accade perché le imprese tendono ad essere più giovani e più piccole ed operano prevalentemente in settori che richiedono meno finanziamenti, a causa della generale avversione delle donne al debito e al rischio”. “Quando si confrontano imprese maschili e femminili della stessa età, dimensione e struttura finanziaria, la ricerca scientifica riscontra importanti differenze nell’accesso al credito che dunque vengono ricondotte ad effetti di genere”.

Da sinistra, la professoressa di Economia degli Intermediari Finanziari presso l’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”, Antonia Patrizia Iannuzzi, la dottoressa Marica Longo, componente del Consiglio di Amministrazione Puglia Sviluppo Spa, il coordinatore della Federazione BCC Puglia Basilicata, Nicola Guastamacchia e la dottoressa Rossella Continisio, professionista Consulenza tecnica Salute e Sicurezza Inail Campania.

Esistono due tipologie di barriere nell’accesso al credito da parte delle imprese femminili, confermate anche dalla letteratura e che sono riconducibili alla domanda e all’offerta di credito. “Dal lato della domanda, ha spiegato la professoressa – le barriere si traducono in minori probabilità di richiedere un finanziamento da parte delle imprese femminili per diversi fattori: dalla mancanza di fiducia delle donne nelle proprie capacità di contrattazione nei confronti dei finanziatori; alla maggiore avversione al rischio che conduce le donne imprenditrici ad affidarsi prevalentemente all’autofinanziamento, alle reti di amici e familiari. In sostanza, esiste una sorta di “scoraggiamento” che caratterizza le imprese femminili nel richiedere un finanziamento rispetto alle controparti maschili, perché si aspettano un rifiuto, anche se infondato, e quando invece, fanno domanda di credito sono scettiche e pessimiste sull’ammontare dei fondi che riceveranno”. “Per quanto riguarda, invece, le barriere di secondo tipo, quelle legate all’offerta di credito si riferiscono alle condizioni di prestito avverse come maggiori tassi di rifiuto del credito da parte delle banche; minore disponibilità del credito concesso rispetto a quello richiesto; tassi di interesse più elevati e una maggiore onerosità complessiva del finanziamento elargito; ed infine maggiori richieste di garanzie sia di tipo reale che personale”.

Complessivamente, il Credit Gender Gap vale quasi 70 miliardi su scala nazionale. Nel 2023, lo stock dei finanziamenti alle famiglie concesso dagli istituti ammontava a oltre 474 miliardi di euro: di questi 164 miliardi è stato erogato agli uomini, 95 miliardi alle donne e 216 miliardi si riferiscono a contratti di finanziamento cointestati.

Gli ostacoli possono essere superati ed è essenziale a tal fine il ruolo della cultura e delle politiche pubbliche. Per la docente, “le iniziative possono essere molteplici e gli istituti bancari sono tenuti a promuovere una cultura organizzativa attraverso azioni di informazione e sensibilizzazione per garantire un ambiente di lavoro inclusivo e rispettoso della diversità di genere; ed in particolare favorire iniziative di educazione finanziaria per accrescere la consapevolezza e conoscenza da parte delle donne degli strumenti di finanziamento legate alla propria attività”.

Centrale nella relazione della professoressa il richiamo all’importanza delle politiche pubbliche nel favorire l’inclusione delle donne nel sistema finanziario. In particolare, alle due principali direttive europee: Work-Life Balance entrata in vigore il 2 agosto del 2022 che introduce specifiche misure volte a promuovere l’equilibrio tra l’attività professionale e la vita privata (tra cui il congedo familiare e le modalità di lavoro flessibile) e mira ad aumentare la partecipazione delle donne nel mercato del lavoro; e alla Gender Pay Gap introdotta il 24 aprile 2023 attraverso cui l’Unione Europea intende combattere la discriminazione retributiva tra uomini e donne consentendo a quest’ultima una maggiore inclusione nel sistema finanziario.

“In base a tali nuove norme le imprese dell’Unione Europea inclusi gli istituti finanziari saranno tenuti a fornire una maggiore e più dettagliata informazione sulle retribuzioni – ha sottolineato la professoressa Iannuzzi – per intervenire se il divario retributivo di genere supera il 5%. È infatti la mancanza di trasparenza retributiva una dei principali ostacoli all’eliminazione del divario retributivo di genere, che nel 2022 resta in media intorno al 13% nell’Unione Europea”.

In tale ambito, risultano fondamentali le politiche pubbliche adottate a livello nazionale e volte all’inclusione finanziaria delle donne, tra queste anche l’iniziativa del Microcredito di libertà, che vede in campo più protagonisti: il Ministero delle Pari Opportunità e della Famiglia, ABI e Federcasse e l’Ente Nazionale del Microcredito e Caritas che intende favorire la concessione di finanziamenti nella forma di microcredito sociale d’impresa a favore delle donne che hanno subito violenza di genere e che intendono avviare e sviluppare attività autonome di impresa.

GLI STRUMENTI DI FINANZA AGEVOLATA A DISPOSIZIONE DELL’IMPRENDITORIA FEMMINILE

Molteplici gli strumenti di finanza agevolata a disposizione dell’imprenditoria femminile. Ad illustrare nel corso dell’incontro, moderato da Nicola Guastamacchia, Coordinatore Federazione BCC Puglia Basilicata, alcune delle misure regionali che mirano a sostenere gli investimenti imprenditoriali, la componente del Consiglio di Amministrazione Puglia Sviluppo Spa, Marica Longo, che si è soffermata sullo strumento del Mini Pia Regione Puglia che offre agli imprenditori contributi a fondo perduto fino al 60% per progetti di investimento tra 30mila e 5 milioni di euro. Una misura che richiede al progetto imprenditoriale di rispondere al requisito dell’innovazione e prevede delle premialità per quelle imprese che hanno un organico superiore al 50% di donne e giovani, le cui attività si indirizzano verso la certificazione di genere e la certificazione di qualità. Un’altra misura disponibile è NIDI – Fondo di sostegno per le nuove iniziative d’impresa, attraverso cui la Regione Puglia sostiene con contributi a fondo perduto e prestiti rimborsabili, persone che hanno perso il lavoro, giovani e donne che vogliono avviare studi professionali e microimprese, oppure realizzare un subentro generazionale nella gestione d’impresa. E ancora, più specifica, la misura NIDI Donne Regione Puglia, il finanziamento a fondo perduto al 75% per le donne, che mira ad agevolare l’autoimpiego in situazione di difficoltà di accesso al mondo del lavoro.

Da sinistra, il presidente della Federazione Puglia e Basilicata delle BCC, Augusto dell’Erba, il coordinatore della Federazione BCC Puglia Basilicata, Nicola Guastamacchia, la presidente di iDEE, Teresa Fiordelisi e il presidente della BCC Bari e Taranto, Miro Catello.

Mentre Rossella Continisio, professionista Consulenza tecnica Salute e Sicurezza Inail Campania ha presentato il volume “Valutazione dei rischi in ottica di genere”, che rappresenta uno strumento utile ai datori di lavoro per dare concretezza al D.lgs. 81/2008 (C.d Testo Unico in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro) che garantisce l’uniformità della tutela delle lavoratrici e dei lavoratori sul territorio nazionale, anche con riguardo alle differenze di genere.

IL DIALOGO CON GLI ENTI DEL TERRITORIO E LE TESTIMONIANZE PER COSTRUIRE UNO SVILUPPO DI PARI OPPORTUNITA’

L’impegno dell’Associazione iDEE per valorizzare la presenza e il contributo delle donne nel sistema Paese, si nutre di relazioni e momenti di riflessione. Per questo l’incontro ha contemplato uno spazio con gli Enti del territorio, per delineare un orizzonte condiviso verso uno sviluppo di pari opportunità. In tale ambito si sono sviluppati i contributi di Giuseppe Gigante, direttore regionale Inail Puglia sulla difficoltà delle donne nel conciliare la vita lavorativa e privata; di Sabrina Pontrelli consigliera di parità della provincia di Taranto sull’importanza di fare rete tra gli attori del territorio e sul valore dell’informazione sugli strumenti economici per evitare fenomeni di violenza economica; di Paola Scialpi, presidente Terziario Donna Confcommercio Taranto che, invece, ha ribadito la necessità di accrescere la consapevolezza nella donna della propria professionalità; mentre Beatrice Luccarella, presidente del Comitato Imprenditoria femminile della Camera di Commercio BR-TA, ha sollecitato di procedere verso un’evoluzione culturale nell’ambito del passaggio generazione d’impresa a beneficio delle donne; così come Maria Rosaria Guglielmi, già assessora Politiche Sociali, Pari Opportunità del Comune di Massafra ha evidenziato il ruolo fondamentale delle BCC nel continuare ad accompagnare le donne nell’intraprendere un’attività imprenditoriale.

Non è mancato, infine, il momento delle testimonianze al femminile di Emilia Zanframundo del Centro Antiviolenza Sostegno Donna di Taranto, portavoce delle storie di tante donne vittime di violenza economica e fisica – che grazie al supporto del Centro hanno avuto accesso ai fondi regionali e con percorsi formativi sono riuscite a reinserirsi nel mondo del lavoro. E di Elvira De Florio, presidente del “Il Sole società cooperativa sociale” che ha raccontato la sua esperienza personale e professionale con la nascita di una ludoteca poi divenuta un centro polivalente di servizi a supporto del territorio. Le conclusioni sono state tratte da Franca Todaro, presidente Comitato delle Pari Opportunità dell’Ordine dei Dottori Commercialisti di Taranto sulla necessità di ampliare l’offerta degli strumenti finanziari per le giovani donne professioniste.

(Norma Zito)

(Nella foto di apertura, da sinistra, il presidente della Federazione Puglia e Basilicata delle BCC, Augusto dell’Erba, il coordinatore della Federazione BCC Puglia Basilicata, Nicola Guastamacchia, la presidente di iDEE, Teresa Fiordelisi e il presidente della BCC Bari e Taranto, Miro Catello).

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