“Credito Cooperativo e proporzionalità nel diritto bancario europeo”. Questo il titolo del volume di Mario Arrigoni ed Enrico Rino Restelli (Edizioni Vita e Pensiero) presentato il 16 aprile a Milano presso la sede dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

E’ questo il secondo volume pubblicato nella collana “Credito cooperativo. Innovazione identità tradizione” promossa dal Centro di Ricerca sul Credito Cooperativo dell’Università Cattolica – diretto dalla prof.ssa Elena Beccalli – per promuovere, in una prospettiva multidisciplinare, il carattere tecnico-identitario del credito cooperativo e approfondire tematiche di carattere gestionale, giuridico e di governance.

Alla presentazione – introdotta dal Rettore dell’Università Cattolica del S. Cuore Franco Anelli – hanno portato i loro saluti introduttivi anche la prof.ssa Beccalli (Preside della Facoltà di Scienze Bancarie Finanziarie e Assicurative) ed il Presidente della Federazione Lombarda delle Banche di Credito Cooperativo, Alessandro Azzi.

Coordinati da Andrea Perrone (Ordinario di Diritto Commerciale dell’Università Cattolica del S. Cuore) a seguire, gli interventi della Presidente della Commissione Affari Economici e Monetari del Parlamento Europeo Irene Tinagli, del componente il medesimo Comitato Marco Zanni e dell’Ordinario di Diritto Commerciale dell’Università di Tubinga, Jens-Hinrich Binder.

Le tesi del libro

Nel volume, in particolare, Arrigoni e Restelli – approcciando il tema della proporzionalità normativa – sottolineano come modulare le regole in funzione delle caratteristiche di ciascuna banca, possa essere assai costoso. È questa una delle ragioni, argomentano gli Autori, per cui la disciplina europea tende spesso a preferire soluzioni regolamentari a “taglia unica” (one-size-fits-all).

In aggiunta, anche quando considera le banche di minori dimensioni, il legislatore trascura le peculiarità che caratterizzano i Gruppi Bancari Cooperativi (nati dalle riforme degli anni 2016 – 2018) che, pur essendo concepiti come veri e propri “strumenti di vigilanza” e composti principalmente da banche piccole e non complesse, finiscono per essere soggetti alle medesime regole dettate per le large institution.

Uno squilibrio normativo che, di fatto, si riflette in una penalizzazione oggettiva delle banche cooperative di comunità che, studi ormai ripetuti, confermano “facilitare” l’accesso al credito, soprattutto nei finanziamenti a lungo termine; consentono di ridurre le disuguaglianze di reddito ed assicura redditività ed efficienza, a prescindere dalla variabile dimensionale.

Allo stesso tempo, secondo gli Autori, risulta opportuno assicurare che l’applicazione del principio di proporzionalità non sfoci in un ingiustificato allentamento della disciplina prudenziale, per evitare di minacciare la stabilità dell’intero sistema finanziario (in questo senso, la recente crisi del settore bancario statunitense – culminata con i fallimenti di Silicon Valley Bank, Signature Bank e First Republic Bank – consente di formulare conclusioni articolate, capaci di distinguere tra requisiti prudenziali di capitale, regole di corporate governance e adempimenti di vigilanza).

“Per rafforzare il sistema bancario – concludono gli Autori – la soluzione più efficace, almeno nell’Eurozona, consiste nel completare l’Unione bancaria e istituire lo schema di assicurazione europea sui depositi”.

Il dibattito

Elena Beccalli: “Salvaguardare il contributo delle banche locali al sistema bancario”

Secondo la Preside della Facoltà di Scienze Bancarie, Finanziarie ed Assicurative dell’Università Cattolica, Elena Beccalli “è necessario salvaguardare il contributo delle banche locali al sistema bancario e, pertanto, in ultima istanza, al lavoro e allo sviluppo economico. E’ del tutto evidente che la necessità di preservare la biodiversità confligge con l’approccio “one size fits all“. Tale approccio poggia su un paradigma economico basato sul perseguimento dell’efficienza economica che determina la spinta verso la ricerca di economie nella sola valorizzazione dell’efficienza. Molti sono gli interrogativi che questa impostazione porta con sé, tanto che nel corso degli ultimi anni, a partire dalla crisi finanziaria globale, è in corso un profondo ripensamento su molti aspetti tra i quali merita attenzione la valorizzazione del binomio efficienza e cooperazione”.

Occorre superare, per la prof. Beccalli, il paradosso per il quale una piccola banca di credito cooperativo, sia considerata “significant” in particolare per quanto riguarda il reporting alle autorità di vigilanza, il che richiede adempimenti costosi e poco giustificabili per una banca che fa parte di un Gruppo Bancario Cooperativo.

“E’ importante – ha aggiunto – evitare di ingabbiare le banche di comunità, soprattutto in una fase storica in cui l’aumento delle diseguaglianze e le incertezze macroeconomiche rendono di particolare significato il ruolo di operatori bancari con una funzione obiettivo differente orientata appunto alla comunità”

Alessandro Azzi: Le fragilità strutturali dell’Ue investono anche il sistema bancario

Per il Presidente della Federazione Lombarda delle BCC Alessandro Azzi (la Federazione, insieme a Federcasse, è la finanziatrice della nuova Cattedra di Storia Economica avviata in febbraio, di cui è titolare il prof. Enrico Berbenni), le fragilità strutturali dell’Unione Europea (di cui si ha piena evidenza di fronte alle crisi geopolitiche attuali) investono anche il sistema bancario.

**Il Presidente della Federazione Lombarda BCC Alessandro Azzi**

“Il quadro normativo dell’Unione in materia di banche e mercati finanziari – ha detto Azzi – sembra a volte in tensione con due esigenze fondamentali di cui l’Unione ha bisogno. Da un lato, non riesce ad incentivare sufficientemente l’emergere di “campioni europei” di statura globale. Dall’altro, continua ad esercitare una pressione significativa sui soggetti medio-piccoli radicati nei territori e più vicini a famiglie e PMI”. In questo quadro, la “funzione sociale della cooperazione di credito senza scopo di lucro individuale e cioè, la cooperazione a mutualità prevalente non ha ancora trovato pieno diritto di cittadinanza nel quadro prudenziale europeo”.

Da qui, per il Presidente della Federazione Lombarda delle BCC, la considerazione che “un approccio maggiormente proporzionato della normativa europea risulta indispensabile per permettere alle diverse tipologie di banche di svolgere appieno funzioni diverse e sopperire in questo modo alle diverse esigenze dei settori produttivi in questo complesso passaggio storico”. “L’originale modello mutualistico, così come declinato nell’operatività dalle BCC – ha concluso Azzi – contribuisce alla diversità dei fini delle imprese bancarie e quindi alla stabilità del sistema e ad una maggiore competitività dell’Unione. E concorre al raggiungimento della sostenibilità, attributo necessario di ogni prospettiva di reale sviluppo economico: la sostenibilità “integrale” è presente da decenni nei nostri statuti: in ottica ambientale, sociale, intergenerazionale”.

Marco Zanni: Difficile in Europa spiegare le particolarità del Credito Cooperativo

Marco Zanni, Componente della Commissione Affari Economici e Monetari del Parlamento Europeo, ha parlato delle difficoltà riscontrata nell’ultimo mandato ormai concluso di far riconoscere a livello europeo l’unicità dei Gruppi Bancari Cooperativi, i cui aderenti mantengono un’indipendenza e una rischiosità inferiore rispetto ai gruppi di dimensioni diverse e con struttura di governance diversa.

Zanni ha ricordato il “clima” nel quale i parlamentari italiani si sono trovati a lavorare per far adottare alla Commissione, nel gennaio dello scorso anno, la “posizione negoziale” relativa al recepimento del cd. “Pacchetto bancario 2021” che inserisce potenziali e significativi alleggerimenti di oneri burocratici impropri per le Banche di Credito Cooperativo e altre tipologie di banche cooperative e/o locali.

**L’ On. Marco Zanni, componente della Commissione Affari Economici e Monetari del Parlamento Europeo**

“E’ stato un percorso difficile fin dall’inizio – ha detto – ci siamo trovati di fronte alla necessità dover spiegare la particolarità del credito cooperativo. La negoziazione non è stata facile, abbiamo dovuto con fatica convincere i colleghi delle particolarità della mutualità bancaria e dei Gruppi Bancari Cooperativi nati dalla riforma del 2016. Difficile anche il confronto con la Banca Centrale Europea che, sin dall’inizio, ha escluso la proporzionalità nel proprio approccio”.

“Con convinzione abbiamo sostenuto le specificità della cooperazione di credito e quanto è stato ottenuto è un punto di partenza e non di arrivo: i temi della proporzionalità e della sussidiarietà spero che nella prossima legislatura continuino a svilupparsi: quello che chiediamo è meno normativa, una più efficace protezione dei modelli bancari che sono casi di successo”.

Irene Tinagli: E’ il modello stesso delle BCC, non la dimensione, a giustificare la richiesta di proporzionalità normativa.

Per la Presidente uscente della Commissione Affari Economici e Monetari del Parlamento Europeo, Irene Tinagli, il lavoro di questi anni in Commissione ha avuto come filo conduttore una declinazione della proporzionalità che esulasse dalla semplice questione della dimensione degli intermediari, in quanto ciò espone facilmente a critiche ed alla cristallizzazione di posizioni ideologiche. “Abbiamo affrontato il tema della proporzionalità come strumento per proteggere una biodiversità, un sistema bancario dove possono coesistere diverse tipologie di banca a vocazioni diverse”. “Abbiamo lavorato per difendere la vocazione sociale delle Banche di Credito Cooperativo che le rende meno rischiose.

**La Presidente della Commissione Affari Economici e Monetari del Parlamento Europeo, On. Irene Tinagli**

Non è allora la dimensione, ma il modello stesso delle BCC che diventa la chiave per un approccio non ideologico al tema. Volevamo difendere dei modelli che funzionavano negli interessi della resilienza del tessuto economico e sociale europeo”. “Costruire un ecosistema dove ogni pezzo ha il suo ruolo, penso che questa sia la grande lezione che abbiamo imparato in questi anni e che ci dovremo portare anche in futuro, non è un modello contro un altro ma servono nature e modelli di business che coesistano per la resilienza dei territori”.

Augusto dell’Erba: la stabilità si alimenta di biodiversità

Nelle sue conclusioni, il Presidente di Federcasse Augusto dell’Erba ha sottolineato come – a conclusione del dibattito – sia emerso con chiarezza che il tema della proporzionalità normativa va messo in relazione ai concetti chiave di “competitività” e “stabilità”. “La stabilità – ha detto dell’Erba – si alimenta di biodiversità: dei soggetti e dei comportamenti che mettono in atto, poiché l’uniformità dei soggetti o la loro tendenziale omologazione è foriera di comportamenti gregari”.

“Non si tratta – ha detto il Presidente – di invocare alleggerimenti al sistema del Credito Cooperativo ma di dare giustizia e comprensione a un sistema che in Italia è ampiamente riconosciuto come modello efficace di fare banca. La biodiversità è connaturata all’essere umano, in una società che armonicamente deve essere costituita da soggetti diversi che coesistono”.

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