Il territorio è vuoto senza la comunità, e la comunità non esiste senza territorio. Ecco cosa rappresentano le Cooperative di Comunità. Una risposta.

Una risposta ai bisogni di determinate aree del nostro Paese che vengono definite marginali e periferiche, che viaggiano a una velocità diversa rispetto ai centri metropolitani, ma che “vogliono rinascere”.

E lo dimostrano proprio le storie di alcune della Cooperative di Comunità che martedì 3 ottobre sono state protagoniste del convegno “Dall’economia dell’io all’economia del noi: le cooperative di comunità” organizzato a Roma da Confcooperative. Con l’obiettivo di sensibilizzare il legislatore sull’approvazione delle norme che riconoscano e abilitino le cooperative di comunità.

C’E’ BISOGNO DI UN PATTO CONDIVISO

Sono numerosi gli Enti e le Organizzazioni impegnate nella costruzione di “economie diverse” e che trovano nelle Cooperative di Comunità uno strumento fondamentale, capace di dare valore i patrimoni locali, partendo proprio da chi abita quei i luoghi. C’è bisogno, secondo gli organizzatori, di un nuovo disegno di legge nazionale che riconosca e abiliti le Cooperative di Comunità, consentendo a queste imprese di operare in scenari complessi con strumenti adeguati e compatibili all’azione non solo economica ma anche sociale e colmare così lo spazio vuoto tra le logiche del Mercato e dello Stato.

“Il modello delle Cooperative di Comunità – ha detto il Sottosegretario al Made in Italy e alle Imprese, Massimo Bitonci – è nato per soddisfare le esigenze dei territori. Ho avuto modo in questo convegno di ascoltare tante testimonianze di comunità rilanciate e rese attrattive. Stiamo lavorando per un progetto di riforma ed una legge quadro di regolamentazione”.

Le Cooperative di Comunità rappresentano una forma di impresa capace di connettere il Paese e di ridurre le differenze tra i territori, mitigando le diseguaglianze e ricucendo le differenze sociali.

“Nascono da un bisogno – ha spiegato il Presidente di Confcooperative, Maurizio Gardini – e prima dell’impianto normativo. Le cooperative sociali sono state l’evoluzione del volontariato in impresa prima che avessero una legge di riferimento. Lo stesso stanno facendo le comunità. Occorre però che abbiano la loro legge quadro”.

Da Nord a Sud tante esperienze hanno dimostrato che un’economia diversa, attenta alla comunità, è possibile e che sistemi di partecipazione attiva degli abitanti possono rappresentare un autentico fattore di sostenibilità (economica, sociale e ambientale).

COOPERATIVE DI COMUNITA’, CI SONO STORIE CHE LASCIANO IL SEGNO

Siamo a Ostana (Cuneo), uno dei borghi più belli d’Italia, situato nelle Alpi occidentali, a circa 1.300 metri di altitudine con una vista privilegiata sul Monviso. Ostana sta vivendo oggi una rinascita culturale, architettonica, abitativa ed è considerata un laboratorio sociale che vede interagire abitanti originari del paese, nuovi abitanti che hanno scelto la montagna, professionisti e sperimentatori. E questo grazie alla Cooperativa di Comunità Viso a Viso, nata nel 2020 dalla collaborazione di nove soci che, appassionati di Ostana e della Valle Po, hanno deciso di dare vita ad un progetto imprenditoriale rivolto alla comunità e ai visitatori. Attraverso pratiche di co-progettazione, professionalità integrate, passione ed energia, Viso a Viso è diventata un punto di riferimento per il territorio, capace di ascoltare, condividere e creare occasioni di sviluppo e di crescita. L’esperienza del Comune di Ostana è stata di recente portata ad esempio come “buona pratica” in occasione dell’ultimo Festival Nazionale dell’Economia Civile appena concluso a Firenze.

Ci spostiamo nel Sud Italia. Siamo a Sciacca, in provincia di Agrigento. Qui, nell’aprile 2020, nasce la Cooperativa di Comunità “Identità e Bellezza”. L’obiettivo? Assicurare metodi, governance e competenze per supportare i cittadini nei processi di valorizzazione, tutela e promozione dell’immenso patrimonio storico, artistico, culturale e gastronomico presente da secoli nella città. Nasce così il progetto “Sciacca – La Città dei 5 Sensi” per promuovere un turismo di qualità: tutti coloro che fanno parte della Comunità si aiutano e sostengono l’uno con l’altro, mossi da un’unica visione, quella accogliere il turista come fosse un cittadino temporaneo in un ambiente curato nei dettagli e intriso di narrazione.

COMUNITA’ E TERRITORIO, VALORI CHE RISCOPERTO E PROTETTO

Immagini diverse, storie diverse, ma tutte “hanno un valore”, ha sottolineato Emilio Casalini, ideatore e conduttore del programma di Rai3 “Generazione Bellezza”, “un valore che va capito” e che dobbiamo saper custodire.

Per poter condividere “un sogno”, come lo ha definito a sua volta il Direttore della Caritas Italiana Don Marco Pagniello, vale a dire il sogno “di abitare in maniera consapevole i nostri territori”. E’ quindi fondamentale, ha detto, “rimettere al centro la comunità e farla crescere nelle sue consapevolezze; cambiare lo sguardo su queste realtà”. “Siamo insieme per affrontare questa sfida così importante”.

Secondo i dati forniti da FondoSviluppo, attualmente ci sono oltre 250 Cooperative di Comunità su tutto il territorio nazionale, con più di 6.500 soci. Per oltre 335.000 utenti e beneficiari di servizi e prodotti.

Su 118 Comuni nei quali operano le oltre 120 Cooperative di Comunità associate a Confcooperative, il 70% opera nelle aree interne, il 40% in un Comune periferico o ultra periferico. FondoSviluppo ha erogato circa 1 milione attraverso i due bandi (2018 e 2020) per la promozione, animazione e sensibilizzazione della cooperazione di comunità quale strumento di coesione sociale e sviluppo sostenibile.

“Le cooperatrici e i cooperatori di comunità – ha detto in conclusione Massimiliano Monetti, Presidente Cooperative di Comunità Confcooperative Habitat – si prendono cura di territori di cui nessuno si prende cura”. Bisogna saper proteggere quello “scambio mutualistico tra le Cooperative di Comunità e il territorio, un legame che rigenera l’economia”.

(Cecilia Pocai)

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