Se applicate, le nuove regole di Basilea IV (sui requisiti di capitale delle banche) “determinerebbero una diminuzione di crediti all’economia reale a danno delle famiglie e delle imprese”. Desta “notevole preoccupazione” , pertanto, la lettera inviata lo scorso 7 settembre da 25 Banche centrali nazionali alla Commissione Europea nella quale (uniche non firmatarie la Banca di Francia, la Banca di Danimarca e la Banca del Lussemburgo) si chiede la tempestiva implementazione del lodo finale del Basilea IV. A lanciare l’allarme, in una nota stampa diffusa nella serata del 9 settembre, i deputati del Partito Democratico Antonio Misiani, responsabile economico, Fabio Melilli, presidente della V Commissione Bilancio della Camera, Ubaldo Pagano, capogruppo nella medesima Commissione, Gian Mario Fragomeli, capogruppo nella VI Commissione Finanze della Camera ed Umberto Buratti, capogruppo della Commissione d’inchiesta su banche e sistema creditizio.

L’on. Buratti è anche primo firmatario della “Risoluzione” che porta il suo nome, finalizzata ad impegnare il Governo a farsi promotore di una revisione del quadro regolamentare bancario europeo (in senso proporzionale) che consenta alle Banche di Credito Cooperativo, Casse Rurali e Casse Raiffeisen di accrescere il proprio contributo alla ripresa del Paese. Lo scorso 14 luglio (vedi più oltre) Federcasse era stata audita dalla Commissione Finanze della Camera proprio in merito a tale Risoluzione.

Nella lettera alla Commissione Ue, in particolare, le Banche Centrali chiedono:

una applicazione integrale dell’output floor a tutti i buffer (di Basilea e dell’UE) – che di fatto sottende un ulteriore rafforzamento di capitale per le banche significant – e a tutti i livelli di consolidamento, respingendo in tal senso l’idea di un approccio parallelo di accatastamento (parallel stack approach);
una implementazione anch’essa integrale dell’approccio standardizzato per il rischio di credito come concordato a livello globale” senza alcuna considerazione per le specificità dell’Unione Europea;
una riduzione al minimo possibile delle correzioni e aggiustamenti che si renderebbero necessarie per tenere conto delle specificità socioeconomiche della medesima Unione.

Rinviare e ripensare le regole di Basilea alla luce della pandemia

La sede di Banca d’Italia in Via Nazionale a Roma

Per i deputati del Partito Democratico, occorre invece dare priorità alla situazione economica e sociale determinata dalla pandemia e all’urgenza di rilanciare le attività produttive. In questa prospettiva, nella nota stampa si auspica un tempestivo intervento del governo. Occorre infatti – si legge – “rinviare il recepimento di Basilea IV e rivederlo alla luce dei grandi cambiamenti determinati dalla pandemia“. Valutando modifiche regolamentari ispirate ai principi di adeguatezza, proporzionalità e sussidiarietà.” Quelle regole sono state fissate in un altro mondo è in un’altra epoca”. In gioco, in sostanza, vi è la reale possibilità di innescare e sostenere il delicato percorso di una ripresa posta pandemia che, almeno a parole, resta l’obiettivo prioritario dell’intera Europa.

Un anno fa l’allarme delle Banche Cooperative europee

Che il lodo finale di Basilea IV non sia al passo con i tempi dettati dalla pandemia (norme pensate e scritte nel 2017, un’era geologica fa rispetto alla attuale contesto economico e finanziario modellato dalla pandemia), non è una novità. Già lo scorso settembre, alla vigilia della seconda ondata di contagi nel nostro Paese, l’Associazione delle Banche Cooperative Europee (Eacb) aveva lanciato l’allarme con una lettera al vice vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis. Applicando le nuove regole – aveva sottolineato l’Eacb – ci sarebbe una diminuzione di oltre 7mila miliardi di crediti all’economia reale a danno del lavoro e dei redditi.

Una presa di posizione che nella sostanza non cambia oggi. Anzi, assume ancor più valore nel momento in cui gli Stati membri sono impegnati nell’attuazione dei Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza. Come aveva evidenziato il Presidente di Federcasse, Augusto dell’Erba. “Non appesantire in una fase di crisi senza precedenti l’industria bancaria nella delicata e lunga fase della ripresa economica significa non fiaccare le energie delle imprese in questa delicatissima fase“. Ripresa che “dovrà per di più – innovativamente – coniugarsi con le transizioni ecologica e digitale, di per sé impegnative anche in tempi normali”.

Federcasse: la proporzionalità è un diritto, non una concessione

La pandemia ha dimostrato apertamente che l’approccio di omogeneità scelto dalla Commissione europea (“one size fits all”) non è più adeguato alla complessità attuale del quadro economico e finanziario. Ad evidenziarlo, a più riprese, Federcasse. Da ultimo proprio nella Memoria depositata il 14 luglio in occasione dell’audizione presso la VI Commissione Finanze della Camera dei Deputati in merito alla cd. “Risoluzione Buratti”. La crisi finanziaria nata da quella sanitaria – ebbe a sottolineare Federcasse – ha dimostrato la resilienza dei “piccoli” e la loro capacità di reagire con maggiore elasticità e rapidità al cambiamento, in chiave anti-ciclica. Le banche di comunità hanno, nella durissima fase pandemica (peraltro non ancora conclusa) hanno confermato la loro vocazione di sostegno ai territori, mostrando “numeri” (crediti) e capacità di risposta senza pari nel sistema bancario.

Ecco perché, nel recepimento del lodo finale di Basilea IV, per Federcasse la proporzionalità deve essere “esplicitata nei vari testi normativi e regolamentari”. Per farlo, non bisogna guardare molto in là. Sono infatti gli stessi Accordi di Basilea, oltre che i principi dei Tratti Europei, a prevederla. Ecco perché, ricorda ancora Federcasse, “la proporzionalità normativa è un diritto, non una concessione”.

NELLA SEZIONE RISERVATA “NOI CREDITO COOPERATIVO” IL TESTO DELLA MEMORIA PRESENTATA DA FEDERCASSE IN OCCASIONE DELLA AUDIZIONE DEL 14 LUGLIO ALLA CAMERA.

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