Eventi estremi e disastri ambientali, negli anni, hanno creato enormi danni al nostro Paese, anche in termini economici. Un’emergenza continua e quanto mai attuale, affrontata nel volume “Proteggere le comunità. Prevenire e gestire le catastrofi”, edito da Ecra, curato da Agostino Miozzo.

L’autore, per circa venti anni dirigente del Servizio nazionale della Protezione civile e dal 5 febbraio 2020 al 15 marzo 2021 membro del Comitato Tecnico Scientifico per l’emergenza Covid-19 con funzioni di coordinatore, illustra quali sono gli errori più frequenti e come evitare azioni che possano compromettere una buona risposta alla situazione di crisi che si sta affrontando. Sono riportati esempi di calamità note, vissute in Italia e nel mondo. Dallo studio dei grandi disastri emerge come gli effetti si replicano in scala ridotta, sempre e con costante precisione, anche in un evento di dimensione locale.

Il volume sarà presentato giovedì 27 giugno alle ore 19.30 nell’ambito di Passaggi Festival a Fano (PU), al Chiostro delle Benedettine, in via Arco d’Augusto. L’evento, realizzato con la collaborazione della BCC di Fano, oltre al curatore vedrà la partecipazione di Francesco Acquaroli (Presidente Regione Marche), Irene Priolo (Vicepresidente Regione Emilia Romagna) e sarà moderato da Antonio Polito (editorialista del “Corriere della Sera”).

DA “SOCCORRITORE” A “BUON SOCCORRITORE”

L’autore illustra la complessità del mondo dell’aiuto umanitario e della protezione dei civili, racconta quali sono gli errori più frequenti e come evitare atti e azioni che possono compromettere una buona risposta alla situazione che si sta affrontando

“Non esistono catastrofi imprevedibili – scrive Miozzo – così come non ci sono eventi naturali o antropici che la scienza e le istituzioni non conoscono, per i quali non avremmo potuto fare qualcosa per ridurre (se non azzerare) l’impatto sulle persone e sulla sofferenza di chi vive nelle zone colpite”.

Il libro riporta esempi di emergenze ben note, vissute in Italia e nel mondo. Dallo studio dei grandi disastri si sa ormai come gli effetti si replicano in scala ridotta, ma sempre e con costante precisione, anche in un evento di dimensione locale. Le competenze individuali, spiega Miozzo, “da sole non sempre sono sufficienti e possono persino essere dannose”. Solo la capacità di adattare le poliedriche competenze del “protettore dei civili” alle sempre diverse situazioni (così come ai pesanti condizionamenti di varia natura e allo stress delle emergenze) fa di un soccorritore un buon soccorritore.

“Do no harm”, (non fare danni), è diventato nel nostro lavoro un mantra positivo, che ci avverte di quanto sia difficile aiutare in una situazione di crisi, un’indicazione che ci dice che non è sufficiente la motivazione umanitaria e la spinta ideale per operare senza causare danni che possono aggravare le condizioni di coloro che sono già esposti a rischi”.
Agostino Miozzo

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