La letteratura scientifica, anche internazionale, evidenzia come nei territori in cui chiudono le filiali bancarie si assiste a una diminuzione del credito alle piccole imprese e a quelle più giovani. E ad oggi “sono essenzialmente le banche di proprietà esclusiva delle comunità, le BCC, ad andare un po’ controcorrente”.

A sostenerlo è il Direttore Generale di Federcasse, Sergio Gatti, nel suo intervento sulle pagine del quotidiano Avvenire del 17 luglio. In 740 comuni l’unica presenza bancaria è quella di una banca di comunità. Nei comuni delle aree interne l’incidenza degli sportelli delle BCC sul totale è pari mediamente al 26% e sfiora il 33% nei comuni ultraperiferici. Nei finanziamenti, la loro quota di mercato nei comuni delle aree interne supera il 27% e arriva al 36% in quelli ultraperiferici.

“Tutte le Casse Rurali – dalla prima nel 1883 a Loreggia, Padova – sono nate spontaneamente, dal basso – ricorda -, per iniziativa di persone che volevano vincere l’usura e la miseria mettendo insieme i propri risparmi; d’altronde questo modello di `risparmio e credito di comunità, basato sull’auto-aiuto, traduce in concreto alcuni dei pilastri della dottrina sociale cattolica, quali la sussidiarietà, la solidarietà, la partecipazione, la costruzione del bene comune”.

Ma gli sportelli bancari di oggi vanno necessariamente ripensati. “L’evoluzione delle preferenze di utilizzo dei servizi da parte dei soci e dei clienti – spiega ancora il Direttore -, l’innovazione rapida degli strumenti disponibili impongono di elaborare un nuovo concetto di sportello, soprattutto per le banche mutualistiche. Che possa tener conto anche di oggettive e sempre più pressanti esigenze di economicità. Nuove forme di collaborazione con gli enti locali e con le stesse comunità si potranno valutare”.

“Insieme a molte altre cooperative di altri settori, soprattutto quelle di comunità, il fare impresa con finalità mutualistica è caratterizzato dalla partecipazione attiva dei cittadini soprattutto nei piccoli centri. Ciò rende più agevole il perseguimento dell’interesse generale per la comunità locale“.

Citando il documento preparato da Confcooperative e Federcasse per la Settimana Sociale di Trieste, Gatti sottolinea come “il lavoro, quello degno e adeguatamente retribuito, è la forma feriale della democrazia, la partecipazione quotidiana alla costruzione della convivenza civile. Soprattutto nelle aree interne il tema lavoro torna cruciale”.

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