9 novembre 2022. Usciamo da Ambato. E’ una città grande, sono circa 500 mila abitanti. Il nostro albergo deve essere vicino ad una scuola perché vedo tanti bambini in divisa e zaini pesantissimi. Prima di arrivare a Baños facciamo una deviazione a Huambalo. Qui producono mobili. Sembra di essere in una via Gregorio VII dell’America Latina. Chi è di Roma capisce cosa intendo. La strada principale è piena di negozi. Ci sono tante falegnamerie nelle stradine vicino al centro. Sono di unità familiari molto piccole. Questa è una zona che ha subito terribili cataclismi. Un terremoto nel 1949 che provocò 6 mila vittime e l’eruzione del Tungurahua nel 1999 che ricoprì di cenere i terreni coltivati e fece ammalare tutti gli animali.

Huambalo

Sara Paredes è la direttrice della cooperativa di Ahorro y Credito Surangay. In quechua, il “luogo della piccola canna di bambù”. Non voglio essere ripetitiva, ma qui vedo solo donne. Anche fuori della cooperativa, in fila ad aspettare il proprio turno, ci sono solo loro. Effettivamente viene da chiedersi dove siano e cosa facciano gli uomini. Più tardi, per la verità, la direttrice ci presenta anche tre responsabili “maschi”. Oltre alla ragioniera, che è donna.

L’incontro con la cooperativa di **Ahorro y Credito Surangay.**

La riunione la facciamo in un ristorante, la sede della Cassa è troppo piccola per accoglierci tutti. Odore di fritto e di soffritto. La Cassa è nata per volontà dei contadini della frazione di questo Comune. Ci mostrano l’atto costitutivo del 2002. E’ scritto a mano. L’attività vera e propria è iniziata nel 2003 e l’ufficio era all’interno delle Junta de agua potable. Nel 2014 si spostano al centro del paese. “La prima volta che ho fatto visita alla cooperativa sembrava di entrare in un negozietto sgangherato” racconta Maria Teresa Holguin, la responsabile della filiale ad Ambato di Codesarrollo che ci ha accompagnato anche oggi. “Ma noi non lavoriamo solo con cooperative grandi e già solide. Ne abbiamo colto il potenziale. E la motivazione. Dopo i primi sei mesi abbiamo cominciato ad erogare il primo finanziamento. Ora sono in grado di viaggiare da soli”. La Cassa è passata al segmento 4. 1.600 soci, una sofferenza del 2,3%, un capitale sociale di 197 mila dollari. Non avranno problemi a raggiungere i 200 mila dollari necessari per poter continuare ad esistere da gennaio 2023. È questa la nuova imposizione della normativa ecuadoriana. Ricevono anche 1.500 sussidi al mese da distribuire alle famiglie bisognose. Una sorta di “reddito di cittadinanza” qui in Ecuador. Di 55 dollari.

“Ci dà molta soddisfazione difendere la nostra casa comune. Se non difendiamo il nostro ambiente cosa succederà alle generazioni future del Paese?” ci dice la direttrice. Tante le attività della Cassa rivolte all’ambiente, soprattutto al bene primario dell’acqua. Con l’aiuto di Codesarrollo hanno finanziato anche una serra di piantine native. Le portano poi nel paramo proprio per la raccolta di acqua.
Surangay è una Cassa piccola. Che in questa zona sta facendo la differenza. Fa impressione (una bella impressione) vedere nei video che ci hanno preparato la passione per il loro lavoro. Quella stessa passione che la direttrice riesce a trasmetterci. Piace a tutti noi, ci ha convinto appena ha cominciato a parlare.

Ci stiamo per muovere in direzione di Baños. Ma non è ancora arrivato il momento. Perché nell’ampio salone del ristorante arrivano loro, gli “Angioletti della Terza età”. Un’età indefinibile. Sembrano centenari. Indossano vestiti coloratissimi, hanno volti rugosi e arsi dal sole. Sono piccoli. Le donne paiono delle preziose bomboniere. Ci salutano tutti, uno ad uno. Ci baciano e abbracciano. E poi – incredibile – cominciano a ballare. Ci salutano mentre ballano, orgogliosi. Li seguono e guidano due dipendenti della Seguridad Social. Qualche errore, un po’ di confusione, ma gli angioletti continuano a sorriderci. Sono felici.

Baños

Lasciamo Huambalo. Con il pullman attraversiamo una zona di grandi fiumi. Qui, alla confluenza dei fiumi Patate e Chambo, nasce il Rio Pastaza. E’ uno dei grandi fiumi che sfocia nel Rio delle Amazzoni. Il Tungurahua è alla nostra destra. ”Gola di fuoco” in lingua quechua. Mama Tungurahua. E’ diverso dai vulcani che abbiamo incontrato fino ad oggi. E’ senza nevi perenni. Ed è circondato dal verde. Qui in realtà è tutto verde. Verde rende poco l’idea. Lussureggiante. La “Porta dell’amazzonia”, così è conosciuta Baños, perché è l’ultima grande città sulle Ande prima della giungla. Ma qui sembra già un po’ giungla. Una località turistica magica, fuori dal mondo. Dal mondo che abbiamo conosciuto fino ad oggi in questo viaggio.

Ci aspetta una chiva, un vecchio furgone aperto che in passato veniva usato per raccogliere cacao, caffè, frutta tropicale. Hobo (buonissimo!), maracuja, tamarindo, mango, uvilla, granadilla. La chiva ci porterà al Pailón del Diablo, una delle cascate più alte (e famose) di tutto l’Ecuador. Ottanta metri di altezza per venti metri di profondità. Arrivarci dal ponte sospeso ci permette di coglierne tutta la potenza. Uno degli spettacoli della natura più impressionanti che io abbia mai visto. Ecco, forse nessuno di noi è abituato a tanta maestosità.

Io risalgo il ponte sospeso con Lorenzo. E’ un cooperante. 28 anni, di Terni, lavora da un mese come volontario a Quito nell’ufficio del FEPP. Lui si occupa in particolare di progetti di sviluppo rurale. Ma non solo. Il FEPP sulla costa ha progetti di turismo comunitario. In Amazzonia di salvaguardia dell’ambiente: protezione dei boschi, creazione di fonti alternative di introito per le comunità indigene ma anche progetti di artigianato e di certificazione di carbonio. Le catene di valore per i prodotti del territorio. Gli chiedo se i suoi genitori siano contenti della sua scelta. Nicchia. “Se ne sono fatti una ragione” e sorride.

Rimaniamo per la notte a Baños, ai piedi di mamma Tungurahua, circondati dalla vegetazione. A tenerci compagnia, lo scroscio della Cascada de la Virgen proprio davanti alle nostre finestre. Una meraviglia.

Il diario della quarta giornata di viaggio: Chimborazo e Salinas.

Il diario della sesta giornata di viaggio: Zumbahua, Quilotoa, San Miguel De Sigchos

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