“Io mangio poco e non bevo vino”, scriveva Leopardi. Però con queste parole il poeta recanatese descriveva più il suo essere schivo e poco incline alla convivialità a tavola che non un vero disinteresse nei confronti del cibo. Leopardi aveva infatti una capacità innata per i profumi e i sapori della cucina, era goloso di dolci e secondo me nella cucina, e nella sua arte di mescolare registri e contrappunti di sapori, ci si può trovare molto della sua poesia.

Io gioco a calcio e il mio rapporto con il cibo è frugale. Gli sportivi mangiano quello che serve alle performance, è il carburante che ci fa muovere le gambe per 90 minuti. Però ci sono profumi e sapori capaci di riportarti a casa, come quelli che si respirano e si assaporano nella cucina di Andrea.

Tornare a casa

Entrando a Casa Bertini, capisci subito che non stai entrando solo in un ristorante, ma nel progetto di vita di una persona. Anzi di due persone perché il giovanissimo chef marchigiano ha convinto a trasferirsi qui e ad intraprendere questa impresa anche il suo braccio destro e amico fraterno Matteo, che invece è piemontese. La vista sui Monti Sibillini e sulla campagna recanatese avvolge e penetra nello spazio del locale, minimale, che la accoglie e ne diventa parte.

Sento l’odore pungente del finocchietto selvatico e rivedo me stessa bambina a casa di mia nonna davanti ad un piatto di coniglio in porchetta. Un piatto che ogni marchigiano conosce, fatto con ingredienti genuini ma che richiede una certa sapienza per prepararlo seguendo la ricetta della tradizione.

Per fortuna si parla di calcio

Andrea, prima di partire e diventare chef a Recanati era soprattutto un calciatore. La mia materia, molto più della cucina. Ma anche la sua storia di chef è una specie di campionato di calcio della cucina: una nonna marchigiana, l’altra milanese. Poi ha girato l’Italia lavorando con gli chef più famosi e alla fine è tornato da Leopardi.

Ha vinto la nonna marchigiana, gli chiedo. Andrea sorride alla battuta e annuisce. La sua cucina si ispira ai colori e ai sapori della nostra tradizione, che cerca di legare al ricordo dell’infanzia, alle contaminazioni e alle influenze figlie dei suoi viaggi e delle sue esperienze. I suoi piatti hanno un gusto Infinito. Partono da Recanati, fanno il giro d’Italia e poi ritornano qui, da Leopardi. E mi conferma che il coniglio in porchetta è uno dei suoi piatti forti. Ne ero certa.1 a 0 per il mio olfatto.

Rimettere radici

Adesso però sono curiosa. Come mai un ragazzo giovane, secondo miglior studente tra 80 aspiranti Chef provenienti da tutta Italia all’Accademia di Gualtiero Marchesi, che ha lavorato nelle cucine di chef del calibro di Mauro Uliassi e di Davide Palluda decide di tornare a Recanati e di aprire un ristorante tutto suo?

Non è solo ritornare a una dimensione più umana del lavoro, né semplice nostalgia di casa. Andrea è un ragazzo molto serio e molto determinato. È un visionario che non fa mai però il passo più lungo della gamba. Non è avventato. Ogni passo è misurato. Ci deve essere equilibrio tra lavoro e vita.

Andrea è innamorato di Recanati e sa che questo suo amore può diventare contagioso. Ci è riuscito con Matteo (il socio piemontese) e ci può riuscire con chi magari passa di qui per vedere il Colle dell’Infinito e poi se ne va verso il mare che è a pochi chilometri da qui. Attraverso la cucina può far innamorare di Recanati le persone. È questo il suo sogno, un sogno con i piedi per terra.

Formiche

Andrea lo dice sempre ai suoi, siamo come formiche. Piano piano aggiustiamo, sistemiamo, facciamo quello che serve. Un passo alla volta. Le poche foto sui muri del locale sono state accuratamente scelte. Ritraggono paesaggi scattati da suo zio oppure i suoi nonni in bicicletta a Porto Civitanova, un luogo che pensava esistesse solo nell’immaginario di quei due giovani in bianco e nero sorridenti e spensierati. No, gli dico, esiste eccome!

Il grande lampadario all’ingresso lo ha fatto fare appositamente da una nota azienda recanatese. Voleva che la realizzassero loro, voleva valorizzare anche nell’arredamento le nostre eccellenze.

Un anno pieno di soddisfazioni è già passato da quando Andrea e Matteo hanno aperto i battenti e tanti si sono già innamorati di Recanati grazie a loro.

Alla fine provo a convincere Andrea a venirmi a trovare sui campi da calcio, gli mancherà il pallone dopo tanto tempo? Ma lui rifiuta e ci scherza su: “non posso più permettermi di farmi male, poi chi lavora in cucina?”. Adesso preferisce passeggiare in montagna, su quei Sibillini che si vedono da qui.

Silvia, Giovane Socia di BCC Recanati e Colmurano
Andrea Bertini, titolare e chef del Ristorante Casa Bertini

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