Stamattina lasciamo l’“albergo” senza grandi rimpianti. Per usare un eufemismo. Ma a Sokodé, ora la vediamo con la luce, non c’è nulla, proprio nulla. Nessun bar, nessun ristorante. La colazione la faremo in un albergo vicino. La frittata la mattina – ormai l’ho capito – domina incontrastata le colazioni togolesi.

Ci dirigiamo verso la sede della URCLEC (Unione Rinnovata delle Casse Locali di Risparmio e Credito), la seconda rete nostra partner e destinataria dei finanziamenti del pool BCC. Ci ricevono in quattro, tre uomini e una donna. E’ il direttore a parlare.

La URCLEC nasce come Fondo di sviluppo regionale nel 1983, per poi trasformarsi in Rete di Casse Rurali. Con l’obiettivo di “aiutare le comunità, con priorité aux personnes vulnérables”. Persone vulnerabili. E’ scritto sul muro dietro di noi. Anche loro, come la FECECAV, entrano in crisi di liquidità, non riescono a rientrare dei finanziamenti. E’ il momento buio. Il Credito Cooperativo italiano continua a supportare. Poi la ripresa. Gli ultimi due anni hanno visto la URCLEC chiudere finalmente in utile, con risorse proprie. “Il nostro desiderio è quello di onorare il debito con le BCC italiane. Non possiamo tornare indietro, purtroppo, ma possiamo garantire che il debito verrà estinto. Vi chiediamo – conclude il direttore – di continuare a rimanere al nostro fianco. Non per noi ma per le comunità dei nostri territori”. La loro ripresa – soprattutto dopo gli anni drammatici del Covid – è nei loro numeri. Nel loro impegno. Nei loro occhi.
Le BCC italiane hanno tempo per valutare i passi futuri.

Un momento dell’incontro con REJEPPAT (la Rete dei giovani produttori agricolo togolesi)

Vicino alla sede della URCLEC andiamo a conoscere un altro dei “miei” giovani, quelli che ho più amato, senza alcun dubbio, durante la nostra missione. Salami-Odjo Mouftao è il presidente della REJEPPAT, la rete dei giovani produttori agricoli del Togo. Ha un’azienda agricola, alleva polli. Undici giovani nel Cda, di cui quattro donne, in pochi anni hanno formato più di cinquecento giovani, 135 sulle pratiche agro-ecologiche (e con un’attenzione particolare agli effetti del cambiamento climatico sull’agricoltura). Sono entusiasti. Lui e il giovanissimo contabile che gli sta a fianco. “Il vero problema dei nostri agricoltori – ci dice – è l’accesso al credito“. Salami è cliente dell’URCLEC. Ma – dice – “è difficile per i nostri giovani ottenere finanziamenti”. Senza i quali l’agricoltura, le start up agricole, non potranno mai decollare. Per questo – come le donne dell’Unione che abbiamo incontrato due giorni fa – hanno creato un Fondo rotativo. “E’ necessario far crescere la cultura del risparmio”. Salami ha iniziato tra i giovani corsi di educazione finanziaria. Fondamentali per creare una cultura necessaria, poi, per accedere a finanziamenti di microcredito.

Direi, niente di più condivisibile. In Italia come qui, in Togo.

E’ arrivato il momento di rimetterci in marcia verso Lomé. Ci aspetta un viaggio di oltre 6 ore. E – vi ricordo – non si tratta di un “normale” lungo viaggio in autostrada. La strada è la stessa di ieri. Il manto stradale, il traffico, il buio, anche. Abbiamo solo il tempo per fare una tappa al mercato di frutta e verdura ad Atakpamé, la capitale della regione di Plateaux. Scendere dal pullman e venire circondati da miriadi di donne e bambini che ci offrono banane, manghi, avocado, mandarini, zenzero è un attimo. Riempiamo sacchi interi di frutta. Mi pare ovvio che non abbiamo ancora fatto un calcolo oculato del futuro peso delle nostre valigie. Lo scopriremo domani mattina. Riprendiamo la nostra strada. Ancora tre ore e siamo a Lomé.

Domani all’ora di pranzo abbiamo il volo per l’Italia.

Post Scriptum. Cose togolesi che ho imparato in ordine sparso.

I ritmi in Togo – come credo in tutta l’Africa – sono rallentati. Tutto procede lentamente. I tempi di attesa, al ristorante, agli sportelli, alla reception degli alberghi, si dilatano a dismisura. Ora mi sono più chiare le lungaggini burocratiche in aeroporto al nostro arrivo. E credo che per loro la nostra impazienza, la nostra velocità (di pensiero e di azione), siano incomprensibili. E probabilmente hanno ragione.

Per strada, ovunque, vendono l’acqua in sacchetti di plastica trasparente. Sono le loro bottigliette di acqua. Noi – contro tutte le regole di sostenibilità ambientale – abbiamo sempre comprato bottigliette di plastica in albergo. O al ristorante. Non sapremo mai se la nostra prudenza antiecologica sia stata la scelta migliore. Ci siamo fidati del nostro spirito di sopravvivenza.

La raccolta dei rifiuti è differenziata. Giuro. Plastica, carta, umido vengono raccolti da minuscoli furgoncini sovraccarichi in giro per le città. Perlomeno li ho visti a Lomé.

Quando i togolesi si sposano, la dote la portano gli uomini. Non le donne.

Io non riesco a distinguere i manghi dagli avocado. Oggi ho comprato dei manghi e ho appena scoperto che erano degli avocado.

Nei mercati si contratta. Non tantissimo ma un po’ va fatto. Io, ovviamente, non sono capace.

A questo punto volevo dire una cosa. Volevo dire che questa missione non sarebbe stata la stessa se non fossero stati con noi Federica e Samuele, i due giovani della nostra agenzia di comunicazione Kaleidon. Perché nessuno sa fotografare e rendere le immagini delle (bellissime) storie da raccontare come sanno fare loro. Quindi grazie. E grazie anche all’occhio critico e intelligente di Rosaria, all’amore per queste terre di Fabrizio, alla delicatezza di Alessio, alla capacità di trasmettere conoscenza di Elena, alla competenza giornalistica di Giovanna, all’entusiasmo di Loredana (che zitta zitta, e senza di noi, è riuscita anche a trovare le location per i due corsi che il prossimo ottobre – in una nuova missione che ahimé non mi vedrà partecipare – verranno lanciati: quello di falegnameria e quello per pizzaioli), alla capacità organizzativa di Luisa. E a Ignace, il nostro “fuoco” (per chi ha fatto studi classici). E allora chiuderei questo diario con il motto del suo bisnonno (il bisnonno generale): “Nessuno si mette di traverso all’elefante”. Perché è una forza della natura. Perché è potente. Perché è intelligente. E’ così che Ignace vive il suo impegno qui in Togo. Senza mettersi di traverso. Ma comprendendo. E mettendosi a fianco.

(7. fine)

Le puntate precedenti:

Prima puntata – I fiori nel deserto

Seconda giornata – Verso gli Altipiani

Terza giornata – L’altra dimensione

Quarta giornata – Negli occhi dei bambini il riscatto dell’Africa

Quinta giornata – Il coraggio, le lotte (e la bellezza) delle donne

Sesta giornata – Le luci nel buio

(Le foto pubblicate sono state realizzate da Rosaria De Michele, Samuele Ramberti, Francesca Stella).

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