Attraverso le parole di Ilaria Manti, del Servizio analisi economiche e statistiche creditizie di Federcasse, scopriamo i luoghi, gli incontri e le esperienze vissute nell’ultima missione in Togo del Credito Cooperativo, che si è tenuta lo scorso mese di ottobre. La sua esperienza con le persone che il progetto “Le BCC con il Togo” lo vivono e lo animano quotidianamente.

Trovare le parole adatte a raccontare la missione di cooperazione in Togo non è facile; in questa terra rossa, colorata e al contempo buia, ho incontrato molti volti e conosciuto diverse storie che hanno riempito la mia prima esperienza in Africa ed è attraverso loro che racconterò il mio viaggio.

Siamo atterrati a Lomé in un nuvoloso mercoledì di ottobre: ad accoglierci all’aeroporto, Essò, il nostro autista che, instancabile, ci accompagnerà in ogni tappa del viaggio, sempre con un sorriso e un “c’est bon, c’est bon”. Nel tragitto dall’aeroporto all’Hotel, molte immagini della capitale invadono immediatamente la mia mente. In quel via vai di moto, macchine e persone il mio sguardo si perde, inseguendo tutte quelle donne che, con bacinelle piene di beni di prima necessità sul capo, riempiono le strade, richiamando l’immaginario simbolo della donna su cui ricade il peso del “mondo”.

Impresso però rimane anche tutto quello che manca: dalla scarsità di strade asfaltate e di infrastruttura pubblica, alla totale assenza di illuminazione. Al calar del sole, le uniche luci nella città sono quelle provenienti dal traffico e dalle botteghe che continuano incessantemente la loro attività, anche in tarda serata.

In questo mix di sensazioni, vengo riportata alla realtà dalla vitalità di Francoise ed Eveline di APES, l’Associazione dei giovani togolesi per una economia solidale, uno dei soggetti con cui collaboriamo in Togo e che svolge una funzione di accompagnamento nella costituzione e nella stabilizzazione delle cooperative. Entrambi giovani, entrambi togolesi e molto dinamici, mi accolgono immediatamente come ci conoscessimo da sempre. Dopo poco, si aggiunge un’altra compagna di viaggio, Gwladys, una giovane donna, madre, con una propria attività di dolciumi. Se dovessi scegliere due aggettivi per descriverla sarebbero sicuramente la lucidità nell’individuare i punti di forza e di debolezza dell’attività che porta avanti, dove e come intervenire, e la determinazione nel perseguire i propri obiettivi.

L’intraprendenza delle donne della Cooperativa “Hosana”

Gwladys è anche la direttrice della cooperativa di donne Hosana, un laboratorio di pasticceria costituitosi qualche anno fa, nell’ambito del progetto “Laboratorio di imprenditoria cooperativa”, con lo scopo di produrre dolci con materie prime locali, seguendo il modello di produzione e consumo proprio dell’economia circolare. Nella sede della cooperativa Hosana ci rechiamo il giorno successivo. Richiamando alla mente i racconti delle mie colleghe e dei miei colleghi e ascoltando direttamente la voce delle donne della cooperativa riconosco fin da subito la particolarità del progetto.

Questa attività è stata infatti progettata e realizzata dal Credito Cooperativo italiano non solo con finanziamenti nel breve periodo, ma anche attraverso una formazione, un aiuto materiale nell’organizzazione dello spazio e un percorso di sostegno, monitoraggio e accompagnamento nell’avvio dell’attività, coordinato da Federcasse insieme ai partner locali di APES. Potrei entrare nel dettaglio di questo progetto, parlando della partenza e della ripartenza post pandemica, ma riporto solo un dettaglio, nel tentativo di trasmettere le sensazioni vissute facendo parte della delegazione del Credito Cooperativo.

Un particolare che né in ambito accademico, né lavorativo mi era mai capitato di osservare: la riunione si svolge tutti in cerchio, determinando una postura di ascolto e un rapporto paritario tra la delegazione del Credito Cooperativo, i nostri partner locali e la cooperativa Hosana che ci ha ospitato.

Dolcetto, un ananas rispettoso dell’ambiente e di chi lo produce

Il giorno successivo usciamo dalla capitale e ci rechiamo a Tsevié per incontrare i principali attori del programma “Dolcetto”, basato sulla produzione ed esportazione di una varietà di ananas togolese, attraverso un consorzio di 6 cooperative che raggruppa diversi villaggi e che coinvolge tante famiglie, 167 donne e che conta 158 ettari con certificazione biologica. Mentre il presidente della cooperativa CPJPPAB, Egblogbe Kokou aggiorna sullo stato attuale della produzione e del commercio e sugli obiettivi futuri, non posso fare a meno di ritrovare, seppur in un contesto diverso da quello urbano di Lomé e con protagonisti e prodotti differenti, un filo comune tra la cooperativa di donne di “Hosana” e il progetto “Dolcetto”: in entrambi i casi l’attività finanziaria è sempre accompagnata da un percorso di sviluppo delle capacità e delle tecniche produttive, in una cornice per cui l’aumento della produttività e un accesso al credito facilitato debbono essere un beneficio per la comunità locale.

“Catturata” dalla rete delle donne rurali

Tuttavia, è nella seconda parte del viaggio che entro in contatto con il progetto che più mi ha colpito, quello relativo all’accompagnamento della Rete delle donne rurali (UGFRTO). Nel 2021 Federcasse ha promosso la stipula di una convenzione tra la rete delle casse rurali FECECAV e la Rete UGFRTO, per facilitare loro l’accesso al credito ad un tasso agevolato, attraverso un fondo di garanzia finanziato dal Credito Cooperativo. La rete conta circa 4.000 donne socie che attraverso questo sistema hanno potuto accedere al reddito e creare occupazione. L’impatto economico e sociale di tutto questo ben emerge dalle parole di Charity Attikpo Ame, la presidente di UGFRTO, durante la Festa delle Donne rurali: “Riuscire a rendere le donne autonome significa allontanarle da povertà e violenza”.

Di questa giornata, potrei scrivere moltissimo, i volti delle donne, ogni parola ascoltata, le danze e le movenze, ma lascio che siano le immagini a parlare per me. Mi soffermo invece su come conoscere questa esperienza, in occasione della Festa delle Donne rurali a Kpalimé, sia stato non solo un momento potente, ma anche un punto di svolta personale. Da giovane economista, infatti, avevo studiato con interesse il microcredito ma nelle sue applicazioni come finanziamento a breve termine rivolto ad imprese individuali labour-intensive ne avevo conosciuto tutti i limiti, in particolare nella temporalità dei rimborsi e nella mancanza di servizi integrati volti ad aumentare la produttività e le competenze, fattori che determinano un elevato tasso di fallimento delle imprese beneficiarie.

In Togo, ho conosciuto un altro microcredito, quello cooperativo, in cui l’intermediazione degli istituti di credito investe i risparmi raccolti dalle comunità locali in finanziamenti di determinate attività economiche sul territorio. L’obiettivo è chiaro: fornire gli strumenti utili a sviluppare un sistema cooperativo a partire dalle peculiarità del territorio e delle esigenze di chi lo vive. Tanta strada è ancora da fare, dal consolidamento al rafforzamento delle cooperative, dall’allargamento dei beneficiari all’ampliamento delle possibilità di accesso al credito, ad una maggiore partecipazione di istituzioni pubbliche e private. Ciò nonostante, realizzare la concreta fattibilità di un microcredito basato sui valori cooperativi e percepirne l’impatto da un lato, dall’altro l’energia vitale delle donne e dei giovani incontrati sul mio cammino, forniscono tutta la voglia di proseguire.

Potrebbe interessarti anche

Pedalando sulla buona strada

Ecobonus 2019: abitazioni, veicoli ed elettrodomestici

Banche cooperative europee. Un ruolo essenziale nella ripresa

Le BCC a sostegno della popolazione ucraina

Attenzione alle truffe perpetrate a nome di “BCC Federcassa Spa”

Resta aggiornato sul mondo del Credito Cooperativo