Il Credito Cooperativo si distingue come uno degli attori più resilienti e strategici per contrastare il processo di desertificazione bancaria.

E’ una delle evidenze che emerge dal Rapporto Benvivere 2025. “Le Banche di Credito Cooperativo – si legge – continuano a garantire la presenza fisica in territori marginali, spesso abbandonati dai grandi gruppi bancari, grazie al loro modello mutualistico e territoriale”.

Gli indicatori di ben-vivere “fifty-fifty” per interpretare la complessità

Una delle novità del Rapporto Benvivere 2025 è l’analisi degli indicatori di ben-vivere fifty-fifty. Si tratta del tentativo metodologico di ricomporre la frattura fra accessibilità e complessità degli indicatori della qualità della vita, evitando il paradosso di premiare alcuni territori per una singola variabile, quando in realtà le condizioni di ben-vivere sono mediamente critiche in tutte le altre.

La metodologia fifty-fifty attribuisce il 50% di peso all’indicatore composito del BenVivere (premiando i territori nei quali mediamente si vive bene) e il 50% di peso a un indicatore elementare “iconico” (premiando i territori nei quali tale variabile ha buone performance). In altri termini, si tratta di una metodologia di equilibrio.

Nel Rapporto sono presi in esame 17 indicatori “iconici”, che afferiscono a sette delle otto dimensioni del BenVivere. Per la dimensione legata a Economia, Finanza e Prossimità, uno riguarda proprio la desertificazione bancaria.

DALLE BCC UN CONTRIBUTO FONDAMENTALE ALLA PROMOZIONE DELLO SVILUPPO LOCALE

Sulla base di quanto emerge, il fenomeno della desertificazione bancaria risulta essere legato non solo a logiche di razionalizzazione economica da parte degli istituti di credito, ma anche alla diminuzione della popolazione residente, alla fragilità dell’economia locale, alla scarsa digitalizzazione dei servizi e a competenze non elevate nell’utilizzo degli stessi nelle fasce deboli della popolazione.

Secondo i dati della Banca d’Italia, dal 2011 al 2022 il numero degli sportelli si è ridotto di oltre 12.000 unità. Contestualmente, secondo dati Istat, la popolazione over 65 – meno propensa all’uso di servizi digitali – è aumentata dal 20% al 24% nello stesso arco temporale, amplificando i rischi di esclusione finanziaria.

In questo scenario, “il valore del credito cooperativo non si limita all’erogazione di servizi finanziari, ma si estende alla promozione dello sviluppo locale, alla tutela della coesione sociale e all’inclusione delle piccole imprese e delle famiglie. In particolare, nelle aree interne, la continuità della presenza bancaria offerta dalle BCC consente alle comunità di mantenere l’accesso ai principali servizi essenziali – come credito, consulenza, pagamenti, microfinanza – e alle piccole realtà imprenditoriali di disporre di un interlocutore diretto e radicato nel territorio. Questo contribuisce a rallentare la disgregazione socio-economica e a mantenere una soglia minima di vitalità demografica ed economica in aree altrimenti a rischio di spopolamento e abbandono”.

In conclusione, “la desertificazione bancaria in Italia, oggi, risulta essere un fenomeno complesso, multidimensionale e in accelerazione, che richiede un monitoraggio statistico continuo e politiche pubbliche mirate, supportate adeguatamente dai soggetti della società civile che a vario titolo intervengono sui fenomeni sopra ricordati. In tale contesto, il Credito Cooperativo può rappresentare, non solo un argine – logica conservativa –, ma anche una leva – logica propositiva – concreta per garantire equità territoriale, infrastruttura sociale e accessibilità ai servizi essenziali (si pensi all’azione delle Mutue), confermandosi come parte integrante della strategia di contrasto ai divari territoriali e di sostegno alla resilienza economica delle aree interne, ma non solo, del Paese.

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