Le Comunità Energetiche sono associazioni di cittadini, enti o piccole e medie imprese che decidono di dotarsi di uno o più impianti condivisi per la produzione e l’autoconsumo di energia rinnovabile.

Con il decreto Milleproroghe 2019 (d.l. n. 162/2019), divenuto Legge a febbraio 2020 (L. n. 8/2020), sono state introdotte anche nel nostro Paese le comunità energetiche rinnovabili (CER) previste dalla Direttiva Europea RED II (2018/2001/UE). Un contributo sostanziale verso la sostenibilità ambientale. Il Decreto promuove difatti l’uso di energia proveniente da fonti rinnovabili e l’autoconsumo collettivo, sempre derivato da fonti rinnovabili.

Si inseriscono in questo filone le comunità energetiche, di fatto una soluzione funzionale per la auto-produzione e distribuzione dell’energia. Si tratta di forme di aggregazione socio-economiche che, con uno sguardo al futuro, affrontano il problema dell’autosussistenza energetica con l’obiettivo di rendere cittadini e imprese dei “pro-sumer”, ossia produttori ed al tempo stesso consumatori dell’energia prodotta (da fonti rigorosamente rinnovabili).

Cosa sono le comunità energetiche

Note anche come Energy Community, le “comunità energetiche” definite dalla più recente normativa sono associazioni costituite da enti pubblici locali, aziende, attività commerciali o cittadini privati che decidono di dotarsi di infrastrutture per la produzione di energia proveniente da fonti rinnovabili e l’autoconsumo, tramite un modello di condivisione.

In altre parole, si tratta di “forme energetiche collaborative”, basate su un sistema di scambio locale. Le finalità alla base di queste comunità sono:

la lotta allo spreco energetico
la condivisione di energia a prezzi vantaggiosi
la possibilità di ridurre notevolmente le emissioni di CO2

I componenti di una comunità energetica si possono, per questo, suddividere tra:

prosumer: coloro che hanno installato un impianto fotovoltaico con accumulo
consumer: coloro che non hanno un sistema fotovoltaico, né un impianto privo di batteria (ma che intendono partecipare ai vantaggi della formula comunitaria).

La creazione di comunità energetiche è una tendenza che sta crescendo a gran velocità in Europa. Si stima che, entro il 2050, ben 264 milioni di cittadini europei si uniranno al mercato energetico come, appunto, dei “pro- sumer” e genereranno il 45% circa dell’elettricità rinnovabile complessiva delle comunità.

I vantaggi delle comunità energetiche

Le comunità energetiche hanno ripercussioni positive in vari ambiti.

Benefici ambientali. Sfruttando l’energia prodotta da fonti rinnovabili, si riducono drasticamente le emissioni di CO2.
Benefici economici. Da una maggiore autosufficienza energetica ne consegue un notevole abbattimento dei costi in bolletta. Un tema, quello dei costi, quanto mai emergenziale in questo periodo, aggravato dal conflitto in Est Europa e che nel medio-lungo periodo è destinato ad aggravarsi.
Benefici sociali. Tramite l’auto-produzione, l’energia viene condivisa tra gli stessi abitanti della comunità energetica (con ulteriori benefici indotti in termini di attenzione agli sprechi).

Come si forma una comunità energetica

Per fondare una comunità energetica, innanzitutto occorre creare un soggetto giuridico (associazione, cooperativa, ecc…) che rappresenti i futuri soci della comunità (persone fisiche, piccole o medie imprese, enti territoriali, amministrazioni pubbliche locali). Bisogna successivamente individuare l’area dove installare l’impianto (o gli impianti) di produzione, che si deve trovare in prossimità dei consumatori stessi.

Non è necessario che l’impianto sia di proprietà della comunità; può essere messo a disposizione da uno solo dei membri partecipanti o più di uno, se non addirittura da un soggetto terzo.

Infine, ogni membro della comunità deve installare uno smart meter; ovvero un contatore intelligente che riesce a rilevare in tempo reale le informazioni sulla produzione, l’autoconsumo, la cessione e il prelievo dalla rete dell’energia.

Come funzionano le comunità energetiche

Una volta messo in esercizio l’impianto, la comunità può fare istanza al Gestore dei Servizi Energetici (GSE) per ottenere gli incentivi previsti dalla legge. Tali incentivi non sono riconosciuti a tutta la quantità di energia prodotta, ma solamente a quella condivisa all’interno della comunità.

Nel caso in cui la produzione sia superiore al consumo, per l’energia eccedente alla comunità viene riconosciuto il solo valore economico dell’energia, senza alcun beneficio ulteriore.

In alternativa, è anche possibile scegliere di immagazzinare l’energia in eccesso in appositi sistemi di accumulo (es. batterie elettrochimiche agli ioni di litio) per poi utilizzarla quando non sono disponibili le fonti rinnovabili, ad esempio di notte nel caso dei pannelli solari.

Ogni comunità, attraverso la stipula di un contratto di diritto privato, stabilisce infine come ripartire fra i vari membri i ricavi derivanti dall’energia prodotta.

Esempi di comunità energetiche in Italia

In Italia ci sono oltre 3.500 Comuni che utilizzano soltanto energia rinnovabile. Le Energy Community in Italia sono 12, concentrate principalmente in Piemonte, Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna.

Andiamo a conoscerle un po’ più da vicino.

Nel capoluogo piemontese, il Consorzio Pinerolo Energia e il Politecnico di Torino hanno realizzato una comunità energetica alla quale partecipano sia utenti pubblici che privati. Sempre nella stessa regione, di recente, con la firma del Manifesto di Orta, si è compiuto il primo passo verso la formazione della prima comunità energetica di lago sul territorio italiano (nello specifico, sulle sponde del Lago d’Orta in provincia di Novara).

Spostiamoci in Veneto. Qui, grazie a Coldiretti Veneto e alla società ForGreen, 514 aziende e utenti possessori di impianti che producono energia rinnovabile hanno dato forma a “Energia Agricola a km 0”, la prima comunità energetica del Veneto.

Entro il 2050, ben 264 milioni di cittadini europei si uniranno al mercato energetico come prosumer

La Lombardia vanta il primato della prima Energy Community alpina che produce energia termica ed elettrica tramite la gestione sostenibile dei boschi e delle foreste. Entro il 2030, l’Assessore all’Ambiente e Clima della Lombardia ha previsto un aumento delle comunità energetiche che dovrebbe portare ad un incremento della capacità fotovoltaica tra i 600 e i 1.300 MW.

Infine, il progetto GECO è il piano di comunità energetica messo in pratica in Emilia-Romagna nel 2019 e che si concluderà quest’anno. La comunità comprende le aree localizzate a nord-est di Bologna.

Da segnalare anche il caso di Imola, dove è stata creata la prima comunità energetica composta da imprese che producono collettivamente, consumano e scambiano energia prodotta da fonti rinnovabili.

Il Credito Cooperativo per la promozione delle comunità energetiche

L’attuale crisi energetica e il conseguente aumento vertiginoso dei prezzi dell’energia ci pone di fronte a incertezze che vanno a sommarsi ad una situazione già instabile, provocata da crisi finanziaria e pandemica.

In questo scenario entrano in gioco le comunità energetiche. Come ha sottolineato di recente il Direttore Generale di Federcasse, Sergio Gatti, rappresentano “una delle diverse strade percorribili, non facilissime, ma sostanziali ed emblematiche”. In gioco vi è il corretto accompagnamento di famiglie ed imprese verso una delle transizioni in atto (quella energetica) che segnerà profondamente il prossimo futuro. Ed imporrà modelli produttivi e di consumo del tutto innovativi rispetto al passato.

Secondo Gatti, la comunità energetica è – in particolare – “una formula che realizza il protagonismo delle comunità; non solo nel fare impresa, nel fare banca, nel fare cultura, ma oggi anche nel consorziarsi per produrre l’energia che serve per l’autoconsumo vendendo quella in eccedenza alle reti di distribuzione”. Ecco perché diverse BCC, Casse Rurali e Casse Raiffeisen, in quanto banche cooperative di comunità attenti ai bisogni dei territori stanno intraprendendo questa strada; finanziando la nascita di nuove comunità energetiche sul territorio nazionale o promuovendo, grazie ad esempio al Consorzio BCC energia, l’acquisto di energia green in forma consortile. In percorso è appena avviato, ma già le banche di comunità, per attenzione, storia, prodotti e servizi già disponibili si pongono a pieno titolo come uno degli attori principali di questa trasformazione epocale.

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