Appena fuori Jesi, immerso nella natura c’è un luogo capace di aggregare le persone attraverso lo sport, e non solo. Questo luogo, molto vissuto dai cittadini di Jesi e dei dintorni, ha rischiato però di scomparire, sotto il fango dell’alluvione del maggio 2023.

Convivere con le catastrofi naturali

Mi chiamo Giulia e sono una Giovane Socia marchigiana. C’ero anche io a Jesi, nel settembre 2022, al Forum Nazionale dei Giovani Soci e Socie del Credito Cooperativo e proprio noi marchigiani abbiamo fatto gli onori di casa.

Non avevamo ancora smaltito l’energia del Forum, o la fatica nelle gambe per la camminata per lasciare il prato di RisorgiMarche dove abbiamo cantato tutti insieme le canzoni di Dalla insieme a Servillo, che di nuovo la nostra Regione è finita in prima pagina per l’alluvione, quella del 15 settembre. Tre giorni dopo la conclusione del Forum il cui titolo era stato “La Terra che verrà”. Quella stessa Terra sembrava essere in balìa delle forze della natura e del cambiamento climatico.

Ma in tanti si sono fatti in quattro per aiutare e ancora una volta le Marche sono ripartite. Abbiamo già sconfitto il terremoto, possiamo sconfiggere il fango, ci siamo detti. Per sdrammatizzare quel periodo ci dicevamo che abitare nelle Marche era diventato uno sport estremo.

Poi di nuovo a maggio l’alluvione, che non ha interessato solo l’Emilia Romagna, ha colpito di nuovo duramente anche Jesi, in particolare gli impianti sportivi del Rugby Jesi ‘70 che oggi festeggia la sua rinascita dal fango in una festa per tutta la comunità.

Una festa per celebrare la rinascita

Appena arrivo vengo travolta da una marea di bambini che si lanciano verso il campo. Oggi c’è l’open day e non vedono l’ora di provare questo sport nobile, in cui nonostante il contatto fisico e le mischie, non c’è violenza! C’è una band che fa il soundcheck sul palco. Riconosco alcuni dei musicisti e mi avvicino per salutarli. C’è un giocoliere che si sta preparando per lo spettacolo, i più piccoli si fanno spingere sulle altalene dai genitori. Gruppi di persone si avvicinano al bancone del bar della Club House, dove dopo ogni partita si celebra il rito del terzo tempo e dove si può andare la sera a bere una birra e a mangiare cibo in stile pub.

Non sono venuta qui per giocare a rugby, ma ho l’impressione che qui abbiano segnato davvero una super meta. Perciò chiedo a Marco, uno degli allenatori di spiegarmi cosa è successo a maggio. Marco mi racconta dell’esondazione dei fossi, a seguito delle piogge eccezionali di quei giorni, e dei danni che hanno provocato. Parliamo di una stima di almeno 80mila euro. Il colpo peggiore lo hanno ricevuto il campo in erba e quello di calcetto, ma sono state danneggiate anche le pompe, la palestra, gli spogliatoi. Eppure in poco tempo si sono mobilitati in tanti per aiutare.

Jesi, cuore pulsante dello sport

Questo – mi spiega Marco – è un Centro Federale per il rugby under 17, ma che accoglie bambini ragazzi e adulti di tutte le età attorno alla palla ovale. C’è la prima squadra che porta a ogni partita centinaia di tifosi e ci sono anche le squadre femminili. Incontro le ragazze, anche loro presenti oggi a festeggiare insieme agli altri.

Su questo campo sono cresciuti atleti e atlete che hanno poi girato il mondo. Lo stesso Marco è approdato a Jesi come direttore generale dopo una vita nel rugby ai massimi livelli: da giocatore ha indossato le maglie di Livorno e Parma e quella azzurra della Nazionale; da allenatore è stato a Parma, a Firenze e a Parabiago.

Per rinascere c’è bisogno degli altri

Qui tocco con mano il senso di comunità che il rugby riesce a creare ben più di altri sport. A questa rinascita hanno contribuito proprio tutti: dai club di rugby di tutta Italia, alle associazioni sportive jesine, come la pallanuoto e il basket. Gli atleti e le famiglie dei piccoli tesserati hanno spalato tanto fango da riempire 3 camion. Un contributo importante è venuto dalla BCC di Ostra Vetere che ha riconosciuto il valore per la comunità dell’impianto sportivo. Questa stessa festa nasce come contributo di un organizzatore di eventi che ha messo a disposizione il suo know how per mettere in piedi un evento destinato a raccogliere nuovi fondi. Come lui anche altre aziende hanno donato tempo e mezzi per ripristinare, per esempio, l’impianto elettrico. Con il Consorzio di Bonifica c’è il progetto di sistemare i fossi, alcuni dei quali hanno più di cento anni – e che a maggio hanno esondato – per evitare che si presenti di nuovo una situazione di emergenza come questa.

Sapere di poter contare su intera comunità nel momento del bisogno mi rincuora. Noi marchigiani veniamo dipinti come chiusi e diffidenti, invece sappiamo dimostrare di essere uniti anche se veniamo da cento paesini ognuno con un dialetto, una tradizione e una rivalità centenaria con gli altri. A ulteriore dimostrazione di questo, parte della somma raccolta dal Club jesino è stata a sua volta devoluta al Club Rugby Forlì, dove l’alluvione ha colpito più duramente, non tanto per ricostruire le strutture quanto per aiutare i giocatori romagnoli rimasti senza una abitazione. Solidarietà chiama solidarietà e ne moltiplica l’effetto.

Giulia è una Giovane Socia di BCC di Filottrano

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