Un evento celebrativo, ma con uno sguardo al futuro dell’economia civile. Era il 1997, quando riordinando dei libri della biblioteca universitaria che erano nel suo ufficio, Stefano Zamagni “inciampò” in una vecchia edizione delle “Lezioni di Economia Civile” di Antonio Genovesi.

Da quella scoperta nacque una nuova stagione di studi e ricerche, che ha aperto le porte alla diffusione di un nuovo paradigma di economia, in cui l’uomo diventa centrale.

Un aneddoto, questo, ricordato con affetto venerdi 13 gennaio presso la sede della Scuola di Economia Civile (SEC) a Figline Valdarno, in occasione dei festeggiamenti per gli 80 anni del Professore, considerato oggi uno dei massimi studiosi ed esperti di economia sociale e civile.

A “festeggiare” con il prof. Zamagni, tanti amici e colleghi di un lungo percorso di studi e di amicizia: Luigino Bruni; Elena Granata; Leonardo Becchetti; Sergio Gatti; Paolo Venturi; Michele Dorigatti, Paolo Santori e molti altri.

Nel corso degli interventi che si sono succeduti, le tante implicazioni di una intuizione – quella di riscoprire la matrice autentica dell’economia civile, patrimonio culturale del nostro Paese – che ha dato il via ad un “avventura intellettuale”, come l’ha chiamata proprio Zamagni, “a cui nessuno inizialmente credeva”. “Ora – ha detto Zamagni – ci sono nuove sfide, nuove opportunità. L’economia, a differenza delle altre discipline sociali, ha una caratteristica che è quella dalla doppia ermeneutica: i pensieri economici non restano solo astratti, ma tendono a modificare la realtà. Ed è quello che dobbiamo continuare a fare”.

Di questo bisogna essere coscienti. Soprattutto i giovani, il futuro è ora nella loro mani. “Saranno loro che scriveranno nuovi manuali di economia, che creeranno una nuova cultura e apriranno orizzonti nuovi”.

Zamagni, “capitano e allenatore” della squadra di Economia Civile

La sua, una grande capacità di guardare oltre, e soprattutto di agitare le coscienze. Così Sergio Gatti, direttore generale di Federcasse, ha descritto la figura del Professore, capace di trasmettere quella che ha definito “un’inquietudine serena e creativa”.

“Siamo dentro ad un frutto – ha detto ancora Gatti ricollegandosi anche al luogo non solo simbolico scelto per questa ricorrenza – , un frutto che ha saputo coltivare e ha fatto maturare, di cui noi tutti siamo debitori. Questo grazie alla sua profonda capacità di parlare a tutti”.

Da sinistra, **Stefano Rozzoni**, **Paolo Venturi**, **Sergio Gatti,** **Paolo Santori**.

“Zamagni è stato ed è tante cose – ha ricordato a sua volta il collega di studi ed amico Luigino Bruni – ma l’aspetto più autentico è quello di essere stato docente e guida di molti giovani. Capace di incantare con la parola, perché la prima arte del docente è portare con la parola gli studenti nel mondo meraviglioso delle idee. A loro Zamagni ha dedicato tanta attenzione, con tanti consigli, e quando un docente è amato dai giovani è amato dai tutti”.

Una generosità intellettuale, secondo Pierluigi Sacco, un’acutezza di pensiero, caratterizzata da quello “sguardo all’altro diverso da sé”, da quella capacità di “guardare oltre il senso comune della disciplina”.

“Nella “squadra dell’economia civile”, Zamagni – ha ribadito Leonardo Becchetti – oltre ad essere il giocatore di maggior talento, è capitano e allenatore. Un riferimento umano e intellettuale. Perché fare l’economista vuol dire andare incontro alle persone cercando di risolvere i problemi. Il più grande dono che possiamo fargli oggi è continuare su questo cammino che lui ha aperto”.

Da sinistra Leonardo Becchetti, **Elena Granata**, **Luigino Brun**i, **Silvia Vacca**.

E’ “l’intellettuale al servizio del proprio sapere, che si fa compagno di strada”, ha sottolineato Elena Granata, in grado di saper dire chiaramente, “trasmettendo il sapere agli altri, facendosi capire”.

“Noi oggi celebriamo la dimensione del civile nell’economico – ha ricordato Paolo Venturi – ma prima di questo è stato proprio Zamagni a portare l’economico nel sociale, un vero cambiamento culturale. Ed è proprio nella provocazione, nel voler “tirare fuori” la sua forza”.

Lui non si limita a studiare, secondo Paolo Sartori, ma “vive la materia”, con sensibilità particolare verso il bene comune: la vera incarnazione dell’economista civile”.

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