Nel 2015, i Governi del mondo hanno firmato un impegno storico: raggiungere 17 Obiettivi per costruire un futuro più equo, sostenibile e sicuro entro il 2030. Ma oggi, a soli cinque anni dalla scadenza, il quadro è preoccupante.

Il decimo Rapporto dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) intitolato “Pace, giustizia e diritti: pilastri della sostenibilità”, presentato il 22 ottobre a Roma nell’aula dei Gruppi Parlamentari della Camera dei Deputati, ha fotografato un mondo attraversato da crisi multiple, dove instabilità geopolitiche derivate da conflitti e guerre e crescenti disuguaglianze territoriali stanno incidendo e rallentano i progressi compiuti finora verso gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) dell’Agenda 2030.

Nell’ultimo anno, gli indicatori relativi all’Italia mostrano un peggioramento per sei Obiettivi su 17 e un miglioramento solo per tre; quelli per l’Unione europea si riducono in quattro casi su 16, ma migliorano significativamente in tre casi; a livello globale solo il 18% dei Target sarà raggiunto entro il 2030.

Rispetto al 2010, l’Italia arretra per sei Obiettivi (sconfiggere la povertà (Goal 1); acqua pulita e servizi igienico-sanitari (Goal 6); ridurre le disuguaglianze (Goal 10); vita sulla Terra (Goal 15); pace, giustizia e istituzioni solide (Goal 16); partnership per gli Obiettivi (Goal 17)) ed è stazionaria per altri quattro (sconfiggere la fame (Goal 2); salute e benessere (Goal 3); imprese, innovazione e infrastrutture (Goal 9); città e comunità sostenibili (Goal 11)). Miglioramenti limitati si rilevano in sei casi (istruzione di qualità (Goal 4); parità di genere (Goal 5); energia pulita e accessibile (Goal 7); lavoro dignitoso e crescita economica (Goal 8); lotta contro il cambiamento climatico (Goal 13); vita sott’acqua (Goal 14)). Un forte aumento si rileva dal rapporto solo per l’economia circolare (Goal 12, Consumo e Produzione Responsabili).

Dei 38 Target specifici analizzati dal Rapporto, solo undici (il 29% del totale) sono raggiungibili entro il 2030 (tra questi, Agricoltura, Internet ed Economia Circolare), cinque (13%) hanno un andamento discordante nel corso del tempo (Carceri e Istruzione), mentre ventidue (58%) non appaiono raggiungibili (tra cui, Parità di Genere, Acqua, Energia, Città ed Ambiente).

Anche l’Unione Europea, un tempo leader della sostenibilità, mostra forti disomogeneità e presenta miglioramenti significativi rispetto al 2010 solo per cinque Obiettivi (energie rinnovabili, lavoro, imprese e innovazione, città sostenibili, lotta al cambiamento climatico) e regressi su disuguaglianze, ecosistemi e cooperazione internazionale. Dei 19 Target specifici analizzati a livello UE, lo studio ha rilevato che 11 (il 58%) sono raggiungibili e sei (32%) non potranno essere conseguiti, “una situazione sostanzialmente opposta a quella italiana”.

LE CRITICITA’ DELL’ITALIA A CONFRONTO CON L’UE

L’analisi ASvis ha messo a confronto le previsioni al 2030 per l’Italia e l’Unione Europea, rilevando alcune criticità. Tra queste che entrambe non riusciranno a raggiungere l’Obiettivo Istruzione, ovvero a ridurre al di sotto sotto del 15% gli studenti che non raggiungono il livello sufficiente di competenza matematica. Mentre per gli Obiettivi: Lavoro (raggiungere entro il 2030 un tasso di occupazione pari al 78%), Cooperazione (raggiungere la quota dello 0,7% del Reddito Nazionale Lordo destinata all’Aiuto Pubblico allo Sviluppo) e Parità di Genere (dimezzare entro il 2030 il divario occupazionale di genere rispetto al 2019), ha evidenziato che l’Italia non riuscirà a conseguire tali Goals rispetto agli altri Paesi membri.

L’ITALIA NON HA POLITICHE ADEGUATE E QUELLE DELL’UE NON SONO ALLINEATE AGLI IMPEGNI ASSUNTI

Il Rapporto ha evidenziato, soprattutto, le contraddizioni tra gli impegni assunti a livello multilaterale e le politiche concrete dell’UE, in particolare, l’aumento delle spese militari (che ha raggiunto il livello record di 2.700 miliardi di dollari), la revisione al ribasso di alcune norme ambientali e sociali e il rischio di indebolire la posizione dell’Unione europea a livello globale.

“La sostenibilità viene percepita più come un fastidio che un investimento sul futuro. È un gravissimo errore”, ha sottolineato nel corso della presentazione del Rapporto il direttore scientifico dell’ASviS, Enrico Giovannini. “L’Italia continua a non dotarsi di politiche adeguate, mentre l’Europa sta facendo scelte errate e sta perdendo quel ruolo di guida nel campo della sostenibilità che aveva assunto negli ultimi anni”.

Il Paese – ha sottolineato il Rapporto – è privo di una strategia post-PNRR e ciò lo espone a una condizione di estrema fragilità economica, sociale e ambientale. Le politiche attuali non cambieranno nulla nei prossimi anni in termini di povertà, disuguaglianze ed emissioni di gas climalteranti. Per questo l’ASviS propone interventi innovativi e robusti, nonché una profonda revisione del Piano Strutturale di Bilancio (PSB), per puntare a riforme e investimenti che portino il Paese su un sentiero di sviluppo sostenibile.

CINQUE “LEVE TRASFORMATIVE” E SEI “AREE STRATEGICHE” PER CAMBIARE ROTTA

Nel Rapporto, realizzato con il contributo di centinaia di esperti delle oltre 330 organizzazioni aderenti all’ASviS (tra cui Federcasse), vengono individuate cinque “leve trasformative” (governance, capitale umano, finanza, cultura e partnership) e sei “aree strategiche” su cui intervenire per cambiare rotta urgentemente:

salute, istruzione e competenze (con il rafforzamento del Sistema Sanitario Nazionale e un’educazione inclusiva);
economia sostenibile e inclusiva (per ridurre le disuguaglianze, anche di genere e favorire lavoro dignitoso);
sistemi alimentari resilienti e un’agricoltura sostenibile, (con particolare riguardo a giovani e donne);
decarbonizzazione e l’accesso universale all’energia (incentivando le rinnovabili ed efficienza energetica);
città sostenibili, rigenerazione urbana (per contrastare l’emergenza climatica);
tutela dei beni comuni ambientali (in attuazione degli articoli 9 e 41 della Costituzione riformati nel 2022).

Dallo studio emerge con chiarezza che senza una riforma complessiva della governance nazionale dello sviluppo sostenibile, l’Italia non potrà rispettare gli impegni presi con l’ONU. Il Governo è chiamato a definire urgentemente il Piano per l’Accelerazione Trasformativa (PAT) che nel 2023 si era impegnato in sede ONU a definire, assicurando coerenza tra obiettivi, risorse e tempi di attuazione, ed integrando la Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile (SNSvS) e il Piano Strutturale di Bilancio (PSB). L’ASviS propone di completare la revisione della SNSvS entro l’inizio del 2026, definire il PAT entro la metà del prossimo anno e approvare un nuovo PSB nel 2027.

DAGLI INTERVENTI TANTI SPUNTI, TRA CUI RAFFORZARE LA DEMOCRAZIA PARTECIPATIVA E GOVERNANCE

L’evento di presentazione del Rapporto, moderato da Alessandra Barone (Rai, Tg1) ha visto la partecipazione di Anna Ascani, vicepresidente della Camera dei Deputati e gli interventi iniziali di Chiara Cardoletti, rappresentante per l’Italia, la Santa Sede e San Marino dell’Agenzia ONU per i rifugiati (UNHCR) sul tema dell’emergenza umanitaria in un mondo sempre più segnato da guerre e disuguaglianze; di Fabiola Gianotti, direttrice generale del CERN, in un contributo video ha spiegato il ruolo essenziale della scienza nel costruire uno sviluppo sostenibile.

Da sinistra, **Giorgio Graziani**, Segretario Confederale CISL; Stefano Ciafani, presidente nazionale Legambiente; **Simone Gamberini**, presidente Legacoop; **Vanessa Pallucchi**, portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore; la giornalista RAI, Tg1, **Alessandra Barone** e sul podio **Silvia Maria Rovere,** presidente di Poste Italiane.

A seguire la voce delle Istituzioni con il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin che si è soffermato sulla sfida di trovare l’equilibrio tra sostenibilità e competitività, “perché ogni scelta ambientale comporta sempre implicazioni economiche e sociali”, mentre il vicepresidente Esecutivo della Commissione Europea, Raffaele Fitto, intervenuto in collegamento, ha osservato “come serva un bilancio europeo che sia più flessibile per poter rispondere alle sfide del futuro, e rimodulare gli interventi e quindi le risorse su obiettivi strategici da raggiungere con maggiore rapidità”.

Nel panel successivo, i presidente ASviS, Marcella Mallen e Pierluigi Stefanini hanno evidenziato come “l’Italia ha ancora l’opportunità di trasformare gli impegni che ha assunto a livello internazionale in politiche capaci di incidere sulla vita delle persone”. Sul fronte delle istituzioni finanziarie è intervenuta Silvia Maria Rovere, presidente di Poste Italiane che ritiene fondamentale il cofinanziamento pubblico/privato per mettere insieme risorse, competenze e tecnologie per realizzare progetti virtuosi a beneficio delle comunità.

Ampio spazio è stato dato alla necessità di rafforzare la democrazia partecipativa per incidere sulle decisioni pubbliche e garantire una “governance multilivello”, capace di integrare le competenze e le responsabilità di istituzioni nazionali, regionali e locali e favorire un coinvolgimento continuo e strutturato delle forze sociali, della società civile e del Terzo Settore. In tale ambito i contributi dei “corpi intermedi”: di Stefano Ciafani, presidente nazionale Legambiente, Simone Gamberini, presidente Legacoop, e Giorgio Graziani, segretario Confederale CISL, Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore.

(Norma Zito)

(Nella foto di apertura, da sinistra, i presidenti dell’ASviS, Marcella Mallen e Pierluigi Stefanini, la giornalista Rai, Tg1, Alessandra Barone e sul podio Enrico Giovannini, direttore Scientifico dell’ASviS).

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