Una sessione interamente dedicata alle prime evidenze sulla gestione finanziaria dei rischi climatici e ambientali, quella tenutasi a Roma il 24 novembre nell’ambito del Comitato ristretto “Piccole Banche” dell’ABI, cui ha partecipato il Capo Dipartimento Vigilanza Bancaria e Finanziaria della Banca d’Italia, Giuseppe Siani.

Il dibattito si è incentrato, in modo particolare, sulle evidenze empiriche contenute nel volume “L’impatto economico del cambiamento climatico” curato da Ignace Bikoula e Juan Lopez, Responsabili – rispettivamente – del Servizio Affari Normativi e del Servizio Analisi Economiche e Statistiche Creditizie di Federcasse (edito da ECRA).

Presenti all’incontro il Presidente e il Direttore Generale di Federcasse Augusto dell’Erba e Sergio Gatti, nonché gli Autori del volume (che ne hanno presentato le risultanze principali).

Nel corso del suo intervento, il Capo Dipartimento Vigilanza Bancaria e Finanziaria della Banca d’Italia Giuseppe Siani, ha evidenziato come le analisi e le ricerche come quelle del libro di Bikoula e Lopez “costituiscono contributi preziosi per tutti gli attori coinvolti, incluse le Autorità”.

L' impatto economico del cambiamento climatico. Misurare l'esposizione di banche e imprese italiane ai rischi ambientali per definire azioni e politiche di contrasto e resilienza - copertina — La copertina del volume curato da Federcasse ed edito da ECRA

“Quelle presentate oggi – ha sottolineato – in particolare rappresentano un contributo concreto dell’industria per accrescere il grado di informazione e consapevolezza su questi temi, fornendo una importante testimonianza circa il grado di conoscenza che il settore delle PMI e delle BCC ha acquisito in merito agli impatti economici del cambiamento climatico”.

Nel volume si evidenzia, inoltre, come il complesso delle PMI italiane sia – a parte poche eccellenze – ancora indietro rispetto alla piena consapevolezza dell’impatto che il cambiamento climatico può avere sui sistemi economici e finanziari e, da ultimo, sulla stessa tenuta del tessuto produttivo locale.

“La ridotta consapevolezza evidenziata presso le PMI – dice ancora Siani – può essere in parte mitigata dal maggior grado di attenzione delle BCC coinvolte nell’analisi campionaria circa gli impatti dei rischi climatici sulla propria attività e su quella della propria clientela”. “L’analisi – sottolinea il dirigente della Banca d’Italia – mette ben in evidenza una crescente consapevolezza degli impatti dei fattori climatici sull’operatività delle BCC, tenuto conto che tutti gli intermediari intervistati hanno sviluppato piani di continuità operativa per far fronte ai rischi e individuare soluzioni che permettano di affrontare efficacemente situazioni critiche, ma anche una diffusa incapacità a quantificarne gli impatti sulle politiche creditizie adottate e sui relativi rischi finanziari”.

Il Capo Dipartimento Vigilanza Bancaria e Finanziaria della Banca d’Italia, Giuseppe **Siani**

Il quadro è quindi di luci e ombre, e una certa debolezza dei tessuti imprenditoriali locali rischia di riflettersi sulla possibilità per le banche minori di essere in grado di accompagnare e gestire questa trasformazione epocale. “Gli intermediari cooperativi – sottolinea la Banca d’Italia – sembrano in generale risentire dei ritardi del tessuto economico di riferimento e della conseguente maggiore carenza di dati e di informazioni”.

Dalla “sua”, il Credito Cooperativo ha comunque la nuova articolazione a Gruppi che diventa fondamentale per affrontare questa tipologia di problema. “La riorganizzazione del Credito Cooperativo in gruppi, avviata negli scorsi anni – dice Siani – può consentire alle BCC di affrontare la sfida della transizione ecologica con maggiore forza rispetto alla situazione precedente. Infatti, pur continuando a far leva sulla prossimità territoriale che le contraddistingue, l’appartenenza a un gruppo può favorire lo sfruttamento di maggiori economie di scala per contenere gli ingenti costi iniziali necessari alla revisione delle strategie, all’introduzione di presidi idonei per identificare, misurare, monitorare e mitigare tali rischi e sviluppare nuove metodologie, alla raccolta di informazioni più granulari”. “Inoltre, la limitata resilienza delle singole BCC ai rischi fisici – in particolar modo ai fenomeni climatici estremi che sono strutturalmente localizzati – può essere efficacemente controbilanciata da quella sviluppata a livello di gruppo, in quanto associata a una maggior diversificazione geografica”.

“Iniziative coordinate a livello nazionale, unitamente a iniziative di sensibilizzazione che nascono “dal basso” – dice Siani – possono sicuramente contribuire a fornire adeguato supporto al sistema nel suo complesso in questo lungo e articolato processo di transizione”.

“Le BCC, grazie alla prossimità con il territorio – ha concluso l’esponente della Banca d’Italia – possono svolgere un ruolo prezioso, specie in qualità di interlocutori privilegiati delle Piccole e Medie imprese”.

Il VIDEO DI PRESENTAZIONE DEL VOLUME DI I.BIKOULA E J.LOPEZ (ECRA)

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