Era il 20 giugno 1883 quando a Loreggia Leone Wollemborg costituì la prima Cassa Rurale italiana. Contava 32 soci.

“Quando non sono ancora due anni che nell’animo mio sorse il pensiero di riprodurre in patria l’istituto delle Case Cooperative di prestiti – scriveva nel primo numero del periodico La Cooperazione Rurale, nel 1885 – non ignoravo le difficoltà varie grandi di un cosiffatto disegno. Ma mi confortavano l’altezza e la nobilità dell’impresa da un canto e dall’altro l’urgenza di frenare con ogni mezzo legittimo l’impoverimento crescente della nostra popolazione campagnola. Poi la felice riuscita del primo tentativo”.

Scopo di Wollemborg era quello di andare incontro concretamente alle esigenze creditizie dei piccoli proprietari terrieri e dei fittavoli, attraverso un sistema basato sull’aiuto-aiuto e sulla responsabilità illimitata tra soci di una medesima cooperativa bancaria, in un periodo in cui l’usura era una grande piaga sociale.

LA CASSA RURALE DI LOREGGIA, IL VALORE DELLA SOLIDARIETA’

Nel 1883, Loreggia contava quasi tremila abitanti in massima parte contadini, fittavoli, o piccoli proprietari. Le categorie più povere erano costituite da braccianti privi di campi da lavorare, neppure in affitto, e da “chiusuranti” che coltivavano una piccola porzione di terra di solito “chiusa” da steccati o filari o fossati. Le carestie, l’usura, i debiti colpivano molto di più queste categorie poiché chi aveva da coltivare in affitto riusciva a superare meglio i momenti di crisi.

Le operazioni della Cassa iniziarono il 15 agosto 1883, spendendo per il suo impianto 14 lire e 30 centesimi e prendendo a prestito da un possidente locale 2000 lire necessarie per poter partire. Le spese di amministrazione nell’esercizio del 1883 (4 mesi e mezzo) furono di lire 30,50. I 32 soci fondatori diventarono 90 al 31 dicembre 1883; 99 al 31 marzo 1884; 104 al 31 dicembre 1884; e 174 al 30 giugno 1907, fino a toccare il numero più elevato nel 1913 con 192 iscritti.

La partecipazione attiva all’azienda speciale dei soci, i quali comprendono il vincolo della solidarietà illimitata non come qualche cosa di indeterminatamente spaventoso, ma come un benefico legame che a tutti severamente impone assidua cura pel buon andamento della istituzione e per comune benessere
Leone Wollemborg, La Cassa cooperativa di prestiti di Loreggia (1884)

Dal 15 agosto 1883 al 31 dicembre 1884, furono distribuiti 113 prestiti per una somma totale di 18,883 lire: questi prestiti oscillano fra un massimo di 600 lire e un minimo di 25 lire. La maggior parte veniva chiesta per l’acquisto di bestiame, per il quale più frequenti si verificavano le usure.

All’assemblea dell’Associazione Agraria Friuliana, nel 1884, Wollemborg disse: “La maggioranza di voi non aveva conosciuto mai altro banchiere che l’usuraio. A ben pochi era dato giungere alle banche prossime o meno vicine…invece questa Cassa ha mostrato di essere fatta unicamente per il bene vostro e di saper ottenerlo”.

IL PRIMO “ESPERIMENTO” DI CUI L’ITALIA AVEVA BISOGNO

Lo spirito iniziale rimase pressoché lo stesso anche negli anni seguenti. Poco dopo la fondazione i benefici si manifestarono immediati convincendo altri contadini ad entrare nella cooperativa. E i prestiti salirono a migliaia di lire. Erano concessi a breve termine, mediante success1ive proroghe trimestrali fino ad un massimo di due anni; a lungo termine fino a 5 anni.

Dal 1890 furono concessi prestiti a lunga durata fino a 10 anni, fissando però, all’atto della concessione, la misura delle reti annuali di rimborso. Dalla stessa data furono dati prestiti anche in conto corrente. Il socio richiedente specificava nella domanda il modo di impiego del prestito dal quale non poteva obbligatoriamente derogare. Se l’uso fosse stato diverso da quello stabilito la presidenza poteva chiedere al più presto la restituzione ed anche escludere il colpevole dalla società.

La Cassa Cooperativa non può confondersi colle istituzioni di carità, ma vuole tendere amorosa la mano anche a coloro che intendono sollevarsi dall’abbienzione dell’elemosina all’onore del credito.
Leone Wollemborg, La Cassa cooperativa di prestiti di Loreggia (1884)

Nel caso in cui il socio contraente fosse fittavolo la cambiale doveva essere sottoscritta anche dal proprietario. L’importo dei prestiti andava da un minimo di 25 lire ad un massimo di 600. Il limite massimo fu portato nel 1925 a lire 1000 per i prestiti semplici e a lire 2000 nel 1938 per quelli con ipoteca, per un totale massimo di lire 3000.

Gli utili vennero impiegati nei primi anni a rafforzare il capitale netto. Poi una parte di essi veniva annualmente destinar ad opere di beneficienza, a contributi a soci bisognosi e a orfani, in elargizioni ad istituzioni caritative, offerte a varie istituzioni para politiche o religiose, contributi ad opere pubbliche.

L’assemblea dei soci del 21 marzo 1948 fu l’ultima della Cassa Rurale di Loreggia dove fu deciso lo scioglimento volontario della società.

“Negli anni 40 – scrive Ruggiero Marconato – non fu compreso il valore che avrebbe potuto avere un istituto di credito locale. Si confuse l’intuizione morente con l’epoca triste che l’aveva vista sorgere”. Eppure “la rapida espansione di quel primo esperimento ci dice anche che l’Italia aveva bisogno di un uomo come Wollemborg e di misure concrete per risollevarsi dalla crisi agraria che la rovinava”.

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