Il modello Credito Cooperativo è capace di aumentare il livello di partecipazione e di soddisfazione di vita dei cittadini, contribuendo a ridurre le diseguaglianze fra aree geografiche del paese e fra diverse tipologie di comune.

E’ quanto emerge dal Rapporto sul ben-vivere e la generatività delle province italiane 2024, presentato oggi a Firenze, in cui vengono dedicati due capitoli al ruolo della cooperazione di credito sulla soddisfazione di vita e sulla partecipazione.

Le analisi condotte, sono volte a verificare se:

il possedere un conto corrente presso una Banca di Credito Cooperativo determina livelli più elevati delle variabili di soddisfazione di vita e di partecipazione, a prescindere da territorio e comune di residenza, rispetto a chi non ha un conto corrente presso una Banca di Credito Cooperativo;
il possedere un conto corrente presso una Banca di Credito Cooperativo contribuisce ad annullare i divari fra Sud e Centro-Nord e fra comuni non capoluogo e comuni capoluogo nella soddisfazione di vita.

I risultati dimostrano come “i correntisti BCC hanno un livello maggiore, in misura statisticamente significativa, rispetto ai non correntisti BCC, sia per quanto riguarda la partecipazione totale, sia per quanto attiene alla soddisfazione di vita. Inoltre, tanto del Sud, quanto del Centro-Nord, tanto dei comuni capoluogo, quanto dei comuni non capoluogo, registrano livelli di soddisfazione di vita maggiori, in misura statisticamente significativa, rispetto ai non correntisti BCC residenti nella medesima area geografica o nella medesima tipologia di comune”.

Infine, emerge che “fra i correntisti BCC residenti al Sud e quelli residenti al Centro-Nord, così come fra i correntisti BCC residenti in un comune capoluogo e quelli residenti in un comune non capoluogo, non c’è alcuna differenza statisticamente significativa in termini di livello di soddisfazione di vita”.

“Il possesso di un conto corrente presso una Banca di Credito Cooperativo – si legge – e, più in generale, avere un approccio cooperativo all’economia consente di ridurre le diseguaglianze territoriali e colmare i gap fra aree centrali e periferiche. Dunque, il Credito Cooperativo rappresenta a pieno titolo uno strumento abilitante e una condizione imprescindibile per lo sviluppo di un territorio. Questo vale in misura tanto maggiore soprattutto in quei contesti in cui le altre istituzioni del sistema sociale ed economico risultano essere latitanti o, addirittura, del tutto assenti”.

Il ruolo delle BCC per attivare percorsi di co-programmazione e co-progettazione generativi

Sono tre le buone pratiche messe in campo dalle BCC sul territorio – che vengono presentate all’interno del Rapporto -, in grado di attivare processi di sviluppo equo e sostenibile dei territori, con l’obiettivo di aumentarne i livelli di ben-vivere e di generatività, e possono, a pieno titolo, già rappresentare delle buone pratiche, scalabili e replicabili.

La prima riguarda il territorio della provincia di Latina e, in particolar modo del comune di Pontinia, dove la BCC dell’AgroPontino ha scelto di avviare con NeXt Economia un progetto di ricerca-azione che, partendo dall’analisi puntuale dei dati della provincia si è posto come obiettivo quello di gettare le basi per attivare un percorso di amministrazione condivisa con i diversi attori del sistema socio-economico.
Le altre due esperienze riguardano due comuni più piccoli: il primo è situato in Campania (San Pietro al Tanagro), il secondo in Calabria (Bisignano). In entrambi è stata avviata da NeXt Economia, dalla Federazione Banche di Comunità Credito Cooperativo Campania e Calabria, dalle due BCC locali (BCC Mediocrati a Bisignano e Banca Monte Pruno di Fisciano, Roscigno e Laurino a San Pietro al Tanagro) e dalle due Università locali (l’Università della Calabria e l’Università degli Studi di Salerno), con il contributo di Fondosviluppo, una progettualità con l’obiettivo di realizzare un modello di sviluppo comunitario sostenibile, che possa diventare un framework operativo per le BCC e i Comuni coinvolti nel progetto (e replicabile su altri territori), volto a contrastare lo spopolamento delle aree marginali in cui operano, mediante la promozione e la sperimentazione di nuovi strumenti di co-programmazione e co-progettazione (pubblico-privato e profit-non profit) e forme di imprenditorialità di comunità, coinvolgendo attivamente tutta la comunità locale e in particolare i giovani e le future generazioni.

“La sfida – si legge – è quella di arrivare a decine di esperienze come quelle che sono appena state richiamate, per rendere vivo e presente uno strumento che è chiave di lettura dei territori per la progettazione e la ri-generazione degli stessi e che sempre più può essere strumento a servizio della funzione di prossimità del Credito Cooperativo e della cooperazione in generale”.

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