“Storie venete di frontiera – dal labirinto dei sentieri del fare al vero senso di comunità”. È questo il titolo del convegno celebrativo del 60° anniversario di costituzione della Federazione Veneta delle BCC, che si è tenuto il 19 giugno, presso la Sala degli Arazzi della Fondazione Giorgio Cini a Venezia nell’Isola di San Giorgio Maggiore.

Un’occasione preziosa per riflettere, attraverso numeri, esperienze e testimonianze, su come il Credito Cooperativo in Veneto abbia contribuito nel tempo, non solo allo sviluppo economico, ma alla creazione di un concreto e reale senso di appartenenza alla comunità.

“Una modalità di “fare banca” che ha consentito di includere finanziariamente e socialmente milioni di persone – ha affermato il presidente Flavio Piva – che non avrebbero mai potuto accedere al credito,fornendo un concreto strumento per cambiare il proprio orizzonte personale e familiare”.

Un evento pubblico, moderato dal vicedirettore de Il Sole 24 Ore, Roberto Iotti, a cui hanno partecipato le rappresentanze regionali e nazionali del Credito Cooperativo (tra questi anche il presidente del Gruppo BCC Iccrea, Giuseppe Maino, il presidente di Federcasse, Augusto dell’Erba e il presidente della Fondazione del Credito Cooperativo Tertio Millennio ETS, Alessandro Azzi) e tanti ospiti del mondo dell’economia e della finanza, del sociale, della cultura e della società civile.

Gli esponenti del Credito Cooperativo nazionale e locale presenti al convegno celebrativo dei 60 anni della costituzione della Federazione Veneta delle BCC.

Al centro dei festeggiamenti, attraverso la proiezione di un video, l’importanza dei valori cooperativi e l’impegno sociale delle 9 BCC Venete socie della Federazione (e aderenti al Gruppo BCC Iccrea) a sostegno delle comunità. Storie di frontiera rappresentative della Regione, ovvero testimonianze di inclusione economica e sociale, di cura e di una visione convergente che mette al centro la persona e il territorio. Perché guardando al futuro, “il nostro obiettivo – ha sottolineato Piva – sarà costruire un sentimento comune che sappia ricondurre in modo sinergico azioni e attori diversi ad un unico traguardo condiviso: il bene comune”. In questo ambito, si sono sviluppate anche le interviste all’imprenditore e civil servant, Matteo Marzotto e dellagiovane direttrice della casa circondariale di Vicenza, Luciana Traetta che hanno evidenziato la centralità nelle loro esperienze della responsabilità sociale, dell’etica e dell’umanità.

LE TRASFORMAZIONI IN ATTO IN VENETO, L’IMPORTANZA DEL PRESIDIO DELLE BCC E DI UNA PROSPERITA’ CONDIVISA PER IL FUTURO

Il concetto di comunità in Veneto nel tempo si è modificato profondamente, anche in conseguenza dei cambiamenti demografici e sociali. E proprio per questi motivi che la Federazione ha commissionato alla CGIA di Mestre la ricerca “Il Veneto che cambia: dare fiducia ai territori”, presentata nel corso del convegno dalla ricercatrice Chiara Tronchin (Fondazione Leone Moressa) e commentata dal segretario dell’Associazione e centro studi Renato Mason e dal sociologo Aldo Bonomi, per comprendere le prospettive future del territorio e rispondere ai nuovi bisogni della popolazione.

Tra le principali evidenze nella Regione: la crescita economica (nel 2023 il PIL era superiore alla media nazionale (+ 0,9% nel 2023); il tasso di occupazione record (75,7% nel 2023); la forte vocazione all’export (che ha raggiunto gli 80,2 miliardi di euro nel 2024) e la leadership turistica. Ma anche il Veneto è alle prese con il declino demografico: solo il 30% dei Comuni – in prevalenza quelli di medie dimensioni, con una popolazione tra i 15 e i 25mila abitanti – ha registrato un incremento demografico; aumenta la speranza di vita, ma questo significa anche un numero maggiore di anziani e una riduzione della popolazione attiva. Inoltre, la regione ha registrato una popolazione straniera residente che supera le 500 mila unità ed è cresciuto il numero delle famiglie di dimensioni sempre più ridotte (quelle monocomponenti che rappresentano il 35% del totale), con un indebolimento delle tradizionali reti di supporto. Il senso di comunità continua a resistere soprattutto grazie al tessuto associativo diffuso sul territorio: operano oltre 30 mila istituzioni non profit, che coinvolgono 81mila dipendenti e circa 424mila volontari.

Un momento della presentazione della ricerca commissionata dalla Federazione Veneta alla CGIA di Mestre la ricerca “Il Veneto che cambia: dare fiducia ai territori”.

In questo scenario di evoluzione, le BCC continuano ad essere banche di prossimità alle famiglie e alle imprese locali (al di là dei cambiamenti e del percorso storico della componente associativa e delle stesse associate delineati dal direttore della Federazione, Piero Collauto), mantenendo una forte presenza sul territorio, in controtendenza con il resto del sistema bancario e anche nelle aree a rischio desertificazione.

In Veneto solo nel 2024 sono stati chiusi 64 sportelli bancari, che si aggiungono ai 108 chiusi nel triennio precedente. Le BCC, invece, passano da 374 sportelli nel 2021a 380 sportelli nel 2024. Nei piccoli Comuni fino a 2 mila abitanti, rappresentano una quota significativa, pari al 72,7%, degli sportelli totali. Senza questo presidio il numero dei Comuni privi di servizi bancari si incrementerebbe dagli attuali 106 a 224 (portando l’area di desertificazione totale al 40% dei Comuni), con gravi conseguenze per quasi il 14% della popolazione regionale e per circa 52 mila imprese.

È cresciuta anche la fiducia e il gradimento per il modello BCC. I soci nello stesso triennio sono passati da 101 mila a oltre 109 mila unità. Sul fronte del credito, il totale degli impieghi delle BCC venete a fine 2024 ha raggiunto i 19,7 miliardi di euro (+9,4% dal 2016, di fronte ai segni negativi del sistema). Mentre sul versante sociale, nel 2024 le BCC associate alla Federazione hanno finanziato iniziative per oltre 10 milioni di euro.

La platea dei partecipanti al convegno celebrativo, presso la Sala degli Arazzi della Fondazione Giorgio Cini a Venezia nell’Isola di San Giorgio Maggiore.

L’importanza del radicamento territoriale, la capacità di ascolto delle BCC alle esigenze del territorio è stato riconosciuto nel corso dell’intervento dal presidente della Biennale di Venezia Pietrangelo Buttafuoco, mentre il direttore editoriale del Gruppo Nem, Paolo Possamai, ha valorizzato la persistenza nella Regione di una forte cultura d’impresa che attraversa le varie generazioni.

Sul futuro, l’attenzione delle BCC sarà sempre rivolta al territorio e chiari i sentieri che verranno percorsi (ridurre le disuguaglianze, accompagnare le transizioni anche quella energetica per creare prosperità condivisa) delineati dal direttore di Federcasse Sergio Gatti.

Un ruolo in evoluzione, per il quale il presidente Piva ha individuato le prossime priorità: “Vogliamo dialogare con i comuni e puntare sui giovani, comprendendo i loro bisogni e investendo sulla loro formazione, anche con l’investimento nelle start up e nel sostegno alle aziende che creano le condizioni adatte ad attrarre le nuove generazioni che, va detto, spesso scelgono la strada dell’estero a fronte di regole di ingaggio troppo basse”.

Sulla stessa scia, nelle conclusioni anche il presidente della Fondazione del Credito Cooperativo Tertio Millennio ETS, Alessandro Azzi che attribuisce alle BCC il ruolo di interlocuzione strategica con le amministrazioni locali. “Le opportunità e lo sviluppo – ha detto – nascono se ci mettiamo in rete, ma ancor più se ci mettiamo al servizio delle comunità attraverso un’alleanza con i sindaci, con i presidenti delle città metropolitane, con chi governa i territori e rappresenta i cittadini. I tavoli vanno fatti con chi amministra i problemi e dispone di poteri e risorse per affrontarli. Insieme si può fare di più”.

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