L’Italia del “Ben Vivere” sembra rallentare. E’ mancato quello “scatto in avanti” in termini di benessere di cui l’Italia avrebbe avuto bisogno.

E’ quanto emerge dal Rapporto sul Ben Vivere delle province italiane 2023 (edito da Ecra) presentato oggi a Firenze. Arrivato alla sua 5° edizione, il Rapporto fotografa – secondo i parametri dell’Economia Civile – il grado reale di ben-vivere in Italia attraverso due classifiche quella del Ben Vivere dei Territori e quella della generatività.

Quest’anno anche con alcune novità: nuovi indicatori ibridi in grado di far comprendere come e dove si “vive meglio” se si pensa al bene collettivo e non al profitto individuale.

Un Rapporto, ha spiegato il Direttore Generale di Federcasse, Sergio Gatti, “diventato un appuntamento centrale del Festival Nazionale dell’Economia Civile ed ha contribuito a creare una più ampia consapevolezza sulla importanza di un approccio differente alla soluzione dei problemi che condizionano il benessere delle comunità”.

LA CLASSIFICA DEL BENVIVERE DEI TERRITORI: LA PERCEZIONE DEL “BENESSERE” RALLENTA

Nonostante ci siano sono molte conferme, l’Italia del “Ben Vivere” subisce dunque una battuta di arresto. Non si registrano, infatti, miglioramenti significativamente diversi e positivi fra le differenti macroaree geografiche del paese: il Sud non recupera sul Nord e sul Centro e quest’ultimo non recupera sul secondo. Inoltre, il processo di convergenza e il trend di crescita generale dei livelli di ben-vivere dei territori, visti negli anni precedenti, hanno subito una significativa battuta d’arresto. In altri termini, c’è una situazione complessiva di minore ben-vivere, la seconda metà della classifica è più distante dalla prima, i secondi sono più lontani dai primi e gli ultimi dai penultimi.

“Per la prima volta – spiega Gatti – viene registrato un rallentamento della percezione di ben-essere delle province italiane, che si basa su indicatori oggettivi di “generativita” anche sorprendentemente in quelle realtà che negli anni avevano mostrato trend positivi soprattutto al nord. Questo grazie anche all’adozione di indicatori “ibridi” che fanno emergere come la realtà sia molto più complessa rispetto a ciò che le analisi economiche presentano e spesso non colgono appieno”.

Bolzano mantiene il primo posto nella classifica del Ben-Vivere delle province italiane, pur perdendo rispetto all’annualità 2022 0,13 punti. Rispettivamente, sul secondo e terzo gradino del podio tornano, come nel 2021, Pordenone (+3) e Prato (+2). Al contrario, scendono Firenze e Siena (entrambe -3).

Nella top 10, al decimo posto, fa il suo ingresso Gorizia (+6), mentre ne esce Savona (-8). Bologna e Trento guadagnano una posizione, raggiungendo rispettivamente il nono e il settimo posto. Milano si ferma ai piedi del podio recuperando quattro posizioni (+4). Ancona perde tre posizioni (-3). Le province top 2023, che guadagnano più di quindici posizioni, sono: Sud Sardegna (+22); Sondrio (+16); Bergamo (+15); Rimini (+15); Terni (+15); Alessandria (+15). Entrano tra “le città con le peggiori performance” 10: Benevento (-11) e Napoli (-9), mentre ne escono Trapani (+5) e il Sud Sardegna (+22).

Le altre province presenti tra le città con le peggiori performance 10 sono: Vibo Valentia (+5); Caserta (+4); Nuoro (+1); Taranto (-2); Foggia (-3). Le Province flop 2023, che perdono più di quindici posizioni, sono: Rieti (-20); La Spezia (-19); Trieste (-18). Le Regioni rappresentate in flop 10 con almeno una provincia sono: Campania e Calabria (3); Puglia (2); Sardegna (1); Sicilia (1). Secondo il Rapporto a incidere positivamente o in negativo sui vari territori sono stati soprattutto alcuni parametri. Nelle province con le più elevate variazioni di rank, sono due le dimensioni quasi sempre presenti: i servizi per la persona e gli indicatori di demografia e famiglia. Invece, nelle province con le variazioni maggiormente negative sono i trend di peggioramento nell’Impegno civile e nella Sicurezza.

LA CLASSIFICA DELLA GENERATIVITA’: LA PERCEZIONE DEL “BENESSERE” RALLENTA

La classifica di generatività mostra una sostanziale stabilità rispetto allo scorso anno. Anche qui il primato è della provincia di Bolzano, seguita da Trento e Milano. Subito sotto il podio Pordenone e Reggio Emilia. Complessivamente c’è un arretramento con una riduzione media di 0,37 punti. La situazione è ferma in particolare per indicatori come l’età media della madre al parto, il numero medio di figli per donna, le banche del tempo, la raccolta differenziata e il numero di Neet. Al contrario si registrano variazioni per due criteri esaminati: il numero di cooperative iscritte all’albo e il numero di startup innovative, entrambi in riduzione quasi ovunque. Anche il numero di startup innovative si riduce per la maggior parte dei territori.

Tra i pochi indicatori a evidenziare un generale miglioramento c’è quello dell’impegno civile in termini di cash mob e slot mob organizzati che migliora in quasi tutte le province. In demografia di impresa, il tasso di iscrizione netto al registro delle imprese registra una variazione media negativa rispetto all’anno precedente così come il tasso di nuzialità media peggiora in tutte le province registrando un -1,4 punti. Il Sud presenta un pronunciato peggioramento sia rispetto al Centro che rispetto al Nord, come visualizzato nella mappa sulle variazioni percentuali in generatività.

A differenza dell’anno precedente, in cui si evidenziava una significativa convergenza, quest’anno la tendenza è inversa e delinea una divergenza evidente. In particolare, il Sud perde -1,126 punti sul Centro e -1,743 punti sul Nord, le differenze risultano essere statisticamente significative.

I NUOVI INDICATORI

Il Rapporto sul ben-vivere del 2022 aveva lanciato un’importante evoluzione di analisi sulle dinamiche fra valore economico generato e impatto in termini di emissioni di CO2 e di Pm10 utilizzando l’approccio degli indicatori ibridi, indicatori capaci di cogliere la relazione fra variabili appartenenti a sfere del benessere diverse. In questa nuova edizione “si è scelto di offrire una lettura più ampia”, “nella consapevolezza che il valore economico (Pil) deve essere prodotto e utilizzato sia in modo ambientalmente sostenibile (circolarità), ma anche in modo generativo, sia sotto il profilo del welfare sociale e ambientale, sia sotto il profilo dell’innovazione e dell’attrattività dei territori.

Per il Rapporto sul ben-vivere
delle province 2023

clicca qui

Un ulteriore elemento di approfondimento – si legge nel Rapporto – è quello connesso con la costruzione di ibridi legati alle dimensioni del benessere soggettivo, poiché funzionali a capire quanto il valore economico generato si converte in migliori livelli di relazionali, di soddisfazione, di fiducia negli altri.

Questo allargamento risponde alla sfida di una transizione poliedrica che non deve essere ridotta unicamente a quella ecologica-ambientale, ma deve comprendere una pluralità di questioni che devono essere fra loro coordinate.

“Un criterio chiave dal quale osservare il problema del benessere e del ben-vivere – spiega Leonardo Becchetti nell’introduzione – è quello della sostenibilità e dell’interdipendenza delle diverse dimensioni. Non basta infatti sapere cosa ci rende felici ma è essenziale approfondire cosa rende la vita sociale ed economica sostenibile nel tempo”.

I MOMENTI DELLA GIORNATA

(Foto di Silvia Mannino)

Potrebbe interessarti anche

Una rivoluzione tutta “green”

Futuro plastic-free

I dati delle moratorie e dei prestiti garantiti dalle BCC

Le BCC a sostegno della popolazione ucraina

Attenzione alle truffe perpetrate a nome di “BCC Federcassa Spa”

Resta aggiornato sul mondo del Credito Cooperativo