“E’ ora di ripensare al concetto di economia mainstream: quello che fate qui Festival nazionale dell’Economia Civile è importante in termini di attivismo. Oggi abbiamo bisogno non solo di passione e buone intenzioni, ma di combinarle con il pensiero analitico.

Kaushik Basu, Ex Capo consigliere economico del Governo indiano e Chief Economist della Banca Mondiale dal 2012 al 2016, lo sottolinea nel dialogo con Vittorio Pelligra, Professore ordinario di Economia politica Università di Cagliari e Direttore Comitato Scientifico SEC, nell’ultima giornata del Festival Nazionale dell’Economia Civile a Firenze.

“L’intenzione morale – ha detto – è fondamentale ma tutto deve seguire strategie e progetti. Si possono ottenere risultati negativi se si seguono solo le buone intenzioni senza una vera strategia”.

UN CONCETTO DI ECONOMIA CHE ABBRACCI LA FILOSOFIA

“Siamo arrivati al punto – ha sottolineato – in cui è necessario guardare al mondo che sta cambiando e scrivere leggi economiche che si basino su un concetto di economia più ampio che abbracci la filosofia, per comprendere la situazione reale. Il mondo è cambiato e così l’economia, soprattutto rispetto alle teorie del secolo scorso, ma anche di 40 o 50 anni fa”.

La crisi odierna dell’economia globale somiglia, secondo Basu, “a quella della rivoluzione industriale, quando cambiò il mondo del lavoro”. Molte leggi, come la tassa sul reddito, sono state introdotte “proprio a seguito della sfida della rivoluzione industriale che ha cambiato il pensiero economico”.

Citando la mano invisibile del mercato di Adam Smith, in cui veniva supposto un ordine ragionevole nella società, Basu ha sottolineato come si tratta di una delle teorie più “incomprese e utilizzate nel modo sbagliato: abbiamo lasciato tutto nelle mani del mercato per trarre profitto, ma Smith non sosteneva questo”.

“Il modo in cui cambiano il mondo e l’economia non è comprensibile attraverso i presupposti di un’economia mainstream”. Basu ha spiegato infatti che “quando il mercato funziona si arriva ad un punto in cui c’è l’incontro tra chi offre e chi compra, ma bisogna capire cosa li unisce”. “La mano invisibile non è più così invisibile”.

TUTTO E’ INTERCONNESSO

Secondo Basu dobbiamo “andare oltre le buone intenzioni”, perché tutto il mondo è interconnesso. Parlando infatti della produzione economica, ha spiegato come “al sistema di approvvigionamento globale e di industria verticale non si possano applicare le leggi tradizionali. Per questo si crea un’interferenza tra economia e politica: oggi la produzione avviene in paesi differenzi, ognuno costituisce l’anello di una catena. Se si interrompe allora tutta l’industria si ferma a livello mondiale. E si crea quella che Basu definisce “un’ansia globale”.

“Abbiamo bisogno – ha concluso – di nuovi accordi globali e le idee che portano a questo possono guardare anche al passato, perché siamo usciti vittoriosi da altre crisi globali, ma devono andare oltre i limiti del pensiero convenzionale”.

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