Il dibattito sull’Euro digitale sta entrando nel vivo. In vista delle rispettive posizioni che Parlamento e Consiglio europeo esprimeranno sulla bozza di Regolamento proposto dalla Commissione – attese entro fine anno – Federcasse ha ribadito la propria convinzione che il progetto della BCE rappresenti un importante ‘bene pubblico europeo’, meritevole quindi di sostegno e valorizzazione.

Federcasse considera l’Euro digitale una leva strategica per favorire una maggiore autonomia dai principali operatori extraeuropei dei pagamenti e contribuire al rafforzamento del ruolo dell’Europa nello scenario globale. Non soltanto un’innovazione tecnologica, quindi, ma un’infrastruttura con valenza strategica e sovrana.

Tre condizioni per il successo

Federcasse indica tre questioni cruciali che la politica dovrà affrontare:

il ruolo centrale degli istituti bancari come intermediari, in particolare delle banche di credito cooperativo, e la necessità di contenere il rischio di disintermediazione;
una ripartizione equilibrata dei costi, che non gravi solo sugli istituti già impegnati in massicci investimenti in innovazione;
una definizione trasparente e condivisa delle commissioni sui servizi legati all’Euro digitale. Solo così il progetto potrà diventare un pilastro dell’economia digitale europea, garantendo allo stesso tempo stabilità e sviluppo di servizi innovativi per cittadini e imprese.

Le posizioni dell’industria bancaria

Non tutta l’industria bancaria, però, la pensa allo stesso modo. Una parte del mondo bancario europeo sostiene che gli stessi obiettivi – soprattutto l’autonomia strategica dell’Ue – potrebbero essere raggiunti con sistemi di pagamento privati a guida europea. Secondo Federcasse questa impostazione rischia di indebolire il dibattito e frenare la nascita di un’infrastruttura pubblica davvero strategica. A sostegno delle rispettive posizioni, le Associazioni bancarie e finanziarie europee, inclusa Federcasse, hanno espresso il proprio punto di vista a Bruxelles.

Lo scorso mese di agosto sono state trasmesse all’eurodeputato Fernando Navarrete (PPE), relatore sul dossier Euro digitale per il Parlamento europeo, una serie di suggerimenti di emendamento alla proposta di Regolamento. A settembre un’iniziativa europea ha visto la redazione di una lettera indirizzata ai ministri delle finanze dei diversi Stati membri.

Federcasse, dal canto suo, ha inviato al Ministro dell’Economia e delle Finanze italiano, Giancarlo Giorgetti, una lettera con le proprie analisi e raccomandazioni.

Resilienza, inclusione e infrastruttura distribuita

Sul fronte istituzionale, lo scorso 4 settembre Piero Cipollone, membro del Comitato esecutivo della BCE, è intervenuto davanti alla Commissione per i problemi economici e monetari del Parlamento europeo (ECON) assicurando che l’onere infrastrutturale sarà sostenuto dalla BCE e che per le banche è previsto un modello di compensazione tale da rendere l’offerta dei servizi “economicamente sostenibile e redditizia”. Nel corso dell’intervento, Cipollone ha sottolineato in particolare due aspetti che rivestono fondamentale importanza per il futuro dell’Euro digitale: la resilienza dei pagamenti nell’area dell’Euro e l’inclusione finanziaria, che sono “caratteristiche cardine del contante e devono continuare a esserlo anche nell’era digitale”.

“L’attuale ricorso a sistemi di pagamento digitali forniti perlopiù da operatori esterni all’Ue – ha spiegato ancora – potrebbe limitare la nostra capacità di agire in modo rapido e indipendente, soprattutto in tempi di crisi […]. I pagamenti digitali comportano molti vantaggi in termini di rapidità, comodità ed efficienza. Dipendono però in maniera determinante dalla solidità della nostra infrastruttura digitale […]. L’Euro digitale può avere un impatto significativo non soltanto come innovazione tecnologica, ma come bene pubblico che accresce la resilienza dell’Europa”. Riguardo al tema dell’inclusione Cipollone ha poi affermato: “In quanto istituzioni pubbliche, dobbiamo assicurare che nessuno resti indietro con il passaggio a un’economia ancora più digitale. Salvaguardare l’inclusione deve essere più di un principio: deve tradursi in misure concrete per abbattere le barriere che le persone incontrano nella loro vita quotidiana. L’Euro digitale, in quanto bene pubblico, garantirebbe l’accesso a tutti i cittadini, indipendentemente dal luogo in cui vivono, dal reddito o dal livello di competenze digitali”. Un altro dettaglio rilevante evidenziato riguarda l’architettura tecnologica: l’infrastruttura sarà distribuita in tre diverse regioni del continente europeo, garantendo continuità operativa anche in caso di crisi o attacchi cibernetici.

Eurogruppo, intesa politica sull’Euro digitale

Nella riunione del 19 settembre scorso, tenutasi a Copenaghen, l’Eurogruppo ha discusso i prossimi passi sul progetto dell’Euro digitale. Secondo il presidente Paschal Donohoe, i ministri hanno raggiunto un ampio consenso su questioni chiave, tra cui i limiti di detenzione e il processo di emissione, nel pieno rispetto dei mandati istituzionali. La discussione proseguirà in sede Ecofin (il Consiglio “Economia e finanza” dell’Ue, che riunisce i ministri economici e finanziari degli Stati membri), mentre la Presidenza di tale Consiglio guiderà la stesura giuridica delle norme. Donohoe ha ribadito che il futuro digitale della moneta unica è parte integrante del futuro dell’Euro e che la fiducia del pubblico sarà determinante per il successo del progetto.

Obiettivo 2028-2029

Secondo le stime della BCE, i cittadini europei potrebbero avere l’Euro digitale nei propri portafogli tra la fine del 2028 e l’inizio del 2029.

Potrebbe interessarti anche

Fare impresa in Italia: ecco tanti bandi per gli under 35

I 60 anni della Federazione Veneta e il senso di comunità costruito dalle BCC

Cassa Centrale Banca lancia la prima ELITE Lounge per supportare 13 imprese clienti

Le BCC a sostegno della popolazione ucraina

Attenzione alle truffe perpetrate a nome di “BCC Federcassa Spa”

Resta aggiornato sul mondo del Credito Cooperativo