Sette princìpi cooperativi per una riflessione sul tema della partecipazione e della democrazia.
Sono i contenuti del documento condiviso elaborato da Federcasse e Confcooperative in occasione 50ma Settimana Sociale dei Cattolici in Italia – in programma a Trieste da mercoledì 3 a domenica 7 luglio – quest’anno proprio sul tema “Al cuore della democrazia”.

Un documento di 37 pagine dal titolo “La democrazia e la “poesia sociale” della cooperazione” cui si evidenzia come “il mondo della cooperazione e, nello specifico quello che si riconosce nella Confederazione di matrice cattolica, abbia molto da testimoniare e da dire sul tema della democrazia, sulle prospettive della partecipazione e soprattutto sui processi generativi e gli elementi correttivi da mettere in atto all’interno delle nostre comunità”.

Con un auspicio: che da Trieste possa “crescere maggiormente la consapevolezza del grande lavoro che insieme abbiamo fatto e ancora più efficacemente possiamo compiere per custodire, vitalizzare e realizzare compiutamente la democrazia”.

“Sentiamo forte la responsabilità – si legge nel Documento – di essere in prima linea in questo percorso impegnativo, necessario, geneticamente democratico nel metodo e nel fine. Il nostro Paese ha realmente bisogno di poeti e poetesse imprenditori e imprenditrici cooperativi capaci di continuare a fare bene il proprio mestiere di costruttori e costruttrici di lavoro degno, ricco di senso, capace di ridurre le disuguaglianze”.

NON RASSEGNARSI AD UNA CRISI CONCLAMATA DELLA PARTECIPAZIONE

“Le imprese cooperative – si legge ancora – hanno a cuore i destini delle persone e dei territori, e sono sempre guidate da un’azione sociale che rifiuta radicalmente ogni forma di relativismo pratico, inteso come sub-cultura che intravede un interesse solo per soddisfare degli appetiti immediati e ciechi, guidati esclusivamente da miopi logiche di mercato”.

Non solo. Strettamente legato al tema della democrazia è il concetto di dialogo, inteso come “unico strumento per costruire le scelte che generano una società giusta e fondata su princìpi sani”. Federcasse e Confcooperative ribadiscono come “i cooperatori oltre ai numeri hanno interesse ai volti delle persone. Il dialogo, i luoghi di partecipazione, in cui non si comunicano solo delle scelte ma si decide insieme. Possiamo affermare che la punta di diamante del metodo cooperativo è quindi la scelta democratica”.

Il nostro Paese ha realmente bisogno di poeti e poetesse imprenditori e imprenditrici cooperativi capaci di continuare a fare bene il proprio mestiere di costruttori e costruttrici di lavoro degno, ricco di senso, capace di ridurre le disuguaglianze.
“La democrazia e la “poesia sociale” della cooperazione”

Un tarlo che però corrode la democrazia, evidenzia il documento, “è la visione consumistica che appiattisce le differenze e nega la complessità delle problematiche locali che invece richiedono, per essere risolte, la partecipazione attiva dei membri di una comunità”.

Il mondo della cooperazione risponde a questo problema anche grazie ”alle cooperative di comunità che si fondano su due pilastri: la partecipazione attiva della società civile ed il perseguimento dell’interesse generale per la comunità locale”.

Perseguendo l’interesse collettivo, e portando avanti una progettualità sganciata da ogni fine di lucro individuale come l’impresa capitalistica, la cooperativa di comunità è un unicum da valorizzare.
I cooperatori sono per definizione “costruttori di bene comune”, e hanno a cuore la salvaguardia non solo del singolo, ma anche dei gruppi sociali che si aggregano proprio perché hanno un orizzonte di valori comune. Senza valori, capacità umana e professionale di realizzarli, dialogo, partecipazione attiva e condivisione, l’umanità rischia di perdere l’orientamento verso ciò che davvero conta nella vita. Il modello cooperativo attua questi valori costantemente ed elabora la propria progettualità sui valori che plasmano quello che più volte è stato definito “un nuovo umanesimo”, scevro da ogni forma di utilitarismo fondato sull’io e non sul “noi”.

L’azione della cooperazione incarnata dalle imprese che aderiscono a Confcooperative è sempre permeata da uno sguardo ampio, che accoglie nel senso più autentico non solo i princìpi della dottrina sociale della Chiesa – su cui si fonda lo statuto di Confcooperative – ma anche le solide fondamenta concettuali del Pontificato di Papa Francesco.

I sette princìpi cooperativi

Adesione volontaria e aperta a tutti; controllo democratico esercitato dai soci; partecipazione economica dei soci; autonomia ed indipendenza; educazione, formazione, informazione; cooperazione fra cooperative; impegno verso la comunità.

Sono i 7 princìpi cooperativi ricordati nel documento: linee guida attraverso cui le imprese cooperative e le Banche di Credito Cooperativo “mettono in pratica i propri valori e attuano le puntuali norme dedicate dal legislatore italiano”.

Secondo Federcasse e Confcooperative “tale piattaforma culturale e di competenze che ogni giorno ispira il lavoro dei soci e delle socie e dei professionisti in tutti i settori dell’economia costituisca un prezioso “pilastro partecipativo” che contribuisce a rendere vitale e generativa la democrazia economica e finanziaria del nostro Paese.

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